L'opportunità di ricostruire l'Ucraina e l'Europa

Settimana scorsa la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato la fornitura di 5.700 pannelli solari all’Ucraina «per permetterle di aumentare la sua sicurezza energetica». Questa notizia ci permette di analizzare diverse questioni.
La prima riguarda Enel: i pannelli fotovoltaici portano infatti la firma del colosso italiano dell’energia, che li ha prodotti nel suo stabilimento di Catania, quello per capirci destinato a diventare la gigafactory «3 Sun» come annunciato a inizio febbraio. Una fabbrica enorme in grado di produrre sistemi per 3 Gw, sviluppando tecnologie via via più avanzate. L’obiettivo dichiarato è competere con la Cina, accelerando ancor di più verso la transizione sostenibile.
Ciò ci permette di introdurre il secondo tema, l’indipendenza energetica. La guerra in Ucraina ha reso palese il bisogno europeo di scollegarsi da filiere di approvvigionamento estere (Russia ma non solo), diversificando i propri canali di fornitura e al contempo investendo per costruire, o ricostruire, le supply chain interne.
Le fonti energetiche rinnovabili sono in questo senso il principale strumento per affrancarsi dall’estero. Vi è infine un ultimo elemento che emerge dalla notizia di settimana scorsa. La distruzione, letterale, portata in Ucraina dalle bombe russe renderà necessario ricostruire buona parte del Paese. Non stupisce perciò che a Bruxelles si stia già parlando di cantieri e di soluzioni finanziarie.
Senza cadere in un pragmatico cinismo, l’Ucraina sarà un enorme bacino di opportunità al quale aziende da tutto il mondo vorranno prendere parte. Tutto dipende ovviamente dall’esito del conflitto ma il ragionamento dell’Europa, e delle aziende che ne compongono il tessuto produttivo, è chiaro. In Ucraina si gioca davvero il futuro dell’istituzione comunitaria, anche sotto un punto di vista economico e non solo politico.
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