Green Metals Brescia, il progetto per sostituire il gas russo col biometano
Parte da Brescia la nuova alleanza siglata tra industria e agricoltura per la decarbonizzazione delle aziende sidermetallurgiche bresciane. Un progetto ambizioso, fortemente innovativo, nato nel 2021 con l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 delle nostre acciaierie e fonderie, ma che oggi, alla luce del conflitto russo-ucraino e della crisi del gas, assume una rilevanza doppiamente strategica.
Green Metals Brescia, questo il titolo del progetto al quale aderiscono 13 acciaierie e fonderie bresciane, prevede la sostituzione del gas naturale con carburanti verdi (biometano) sfruttando gli scarti dell’agricoltura attraverso una fitta rete di biodigestori sparsi sul nostro territorio. L’iniziativa porterebbe a una diminuzione del consumo di gas naturale compreso tra 50 e 100 milioni di metri cubi l’anno entro il 2025, vale a dire tra il 20% e il 40% del fabbisogno medio delle aziende.
Fare sistema
«Ancora una volta siamo riusciti a fare sistema. Settore primario e settore secondario hanno unito le forze - ha dichiarato il presidente di Confindustria Brescia, Franco Gussalli Beretta -. Brescia è la casa degli energivori, qui la crisi energetica morde di più. Sono i numeri a dirlo: l’8% delle nostre imprese è in perdita nel 2022, mentre il 22% sta chiedendo cassa integrazione. Servono soluzioni e bisogna trovarle in tempi brevi».
Le potenzialità sono enormi. Non solo nell’ottica della decarbonizzazione dell’industria, ma anche per ridurre la dipendenza dal gas naturale importato dalla Russia» ha spiegato Marco Moretti, partner di Boston Consulting Group. Mentre Piero Gattoni, presidente del Consorzio Italiano Biogas, ha spiegato come il progetto, «garantirà alle imprese un prezzo inferiore del gas e allo stesso tempo oneri inferiori per gli Ets».
1.000 domande ferme
I tempi in Italia sono invece infinitamente lunghi per colpa della burocrazia. Gli agricoltori hanno presentato in questi anni più di mille domande per la realizzazione di nuovi impianti di biogas e biometano. «Sono ferme da più di due anni perchè in attesa delle autorizzazioni - dichiara il presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini -. Poi bisogna rendere attuativi i decreti discussi col governo: non si comprende come mai logiche ministeriali impediscano l’attuazione delle misure richieste dalle imprese».
Ma il presidente di Coldiretti va oltre: «Sì alle rinnovabili, ma non possiamo rinunciare alla grande risorsa rappresentata dall’estrazione di gas dal sottosuolo. Noi oggi paghiamo in modo esponenziale i meccanismi dei "comitati del no", ovvero la demagogia di chi ha bisogno di visibilità personale. Vogliamo continuare ad innovare ed investire per il futuro dei giovani». Ma per farlo, ha ribadito il presidente di Coldiretti, bisogna velocizzare processi ed autorizzazioni. «Con il nuovo governo bisogna aprire un dialogo costruttivo. C’è una frammentazione di competenze, oggi per creare un impianto di energia rinnovabile in agricoltura dobbiamo interfacciarci con tre diversi ministeri. Accentrare le competenze in un unico dicastero: questa la proposta che ho avanzato alla Meloni».
Lo scenario è da guerra ed oggi le imprese siderurgiche fanno lo slalom tra ore piene e ore vuote. All’incontro, moderato dal giornalista del Sole 24 Ore Luca Orlando, è intervenuto anche il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi: «Sono stati i russi a fare salire il prezzo del gas già nel giugno 2021, preparavano le risorse per la guerra - dichiara il presidente -. Fino ad ora non ci sono state fermate generalizzate perché la domanda ha tenuto, ma se nei prossimi mesi ci sarà un rallentamento della domanda si apriranno molte incognite». E ancora: «Il progetto Green Metal Brescia è nato in piena pandemia per decarbonizzare l’industria. Ma molti dimenticano che la siderurgia italiana è campione mondiale che produce per l’80% acciaio già decarbonizzato. C’è un problema da risolvere: la speculazione finanziaria degli Ets. Evitiamo che anche la decarbonizzazione subisca il mercato degli intermediari finanziari».
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