Donne tra scienze e tecnologia: poche ma buone e in lenta crescita
È ancora un regno prettamente maschile, ma la presenza femminile negli studi scientifici e tecnologici è in lenta e costante crescita.
Prendiamo le scuole superiori, nell’anno scolastico 2017/2018 le ragazze frequentanti gli istituti del settore tecnico/tecnologico erano 2.053 su un totale di 10.976 studenti, per una percentuale quindi del 18,7%; cinque anni dopo (quindi nell’anno scolastico 2021/2022) le studentesse sono cresciute fino 2.516, a fronte di un totale di 12.102 iscritti, con una percentuale di alunne salita fino al 20,8%.
Superiori
Una crescita confermata nella scuola superiore da sempre considerata maschile per eccellenza: l’Itis Castelli. Fino a qualche decennio fa le studentesse si potevano davvero contare sulle dita di una mano, a fronte di migliaia di studenti. «Dieci anni fa le studentesse erano poche unità, quattro o cinque - racconta la dirigente Simonetta Tebaldini -, oggi siamo sulla cinquantina, una presenza di circa il 3% sul totale dei nostri iscritti».
La maggior presenza di ragazze è nell’indirizzo chimica, ma alunne ci sono un po’ ovunque, «sono sicuramente molto ben inserite - sottolinea la dirigente -, sono ovviamente molto coccolate».Anche guardando la presenza femminile alle superiori nel loro complesso, i numeri più significativi si registrano nell’ambito chimico; sempre guardando gli ultimi cinque anni, erano 587 sono passate a 713. Segue il settore agrario, che pure registra numeri al femminile molto significativi: da 532 a 551. L’ambito grafico è quello che registra la crescita più significativa, passando da 401 studentesse a 573. Da segnalare le due studentesse nel settore trasporti e logistica, è un inizio.
Università
E dopo il diploma? Le cose non cambiano, anche qui con una leggera crescita della presenza femminile in ambiti storicamente maschili. All’Università Cattolica i dati degli ultimi cinque anni, se analizziamo le immatricolazioni a Scienze matematiche fisiche e naturali, sono pressoché stabili, ovvero un’equa presenza al 50%. Nel dettaglio: nell’anno scolastico 2018/2019 le studentesse erano 51 su 102 totali; nell’attuale anno accademico sono 66 su un totale di 123 (in leggerissima crescita le donne al 54%).
Mariasole Bannò è la presidente della Commissione di genere dell’Università degli studi di Brescia: «I corsi di laurea offerti dall’area ingegneristica del nostro ateneo hanno, da sempre, una popolazione studentesca prevalentemente, se non quasi esclusivamente, maschile. La percentuale oscilla dal 93% di Ingegneria elettronica al 63% di Ingegneria civile. La situazione sta solo lentamente migliorando nel corso del tempo, ma ancora purtroppo persiste la segregazione orizzontale, con una forte perdita di talenti femminili. Va per detto che sono presenti corsi, quali a esempio Ingegneria industriale, in cui vi è una sovra-rappresentazione femminile, o di Biotecnologie, che ha un sostanziale equilibrio di genere».
Dall’aprile 2022 l’Università di Brescia ha approvato il Gender equality plan, documento attraverso cui si impegna a favorire la cultura del rispetto, a contrastare le discriminazioni di genere e a promuovere l’uguaglianza, oltre a proporre azioni concrete e il monitoraggio di una serie di aree quali cultura dell’organizzazione ed equilibrio vita privata-lavorativa, equilibrio di genere nelle posizioni di vertice negli organi decisionali, parità nel reclutamento e nelle progressioni di carriera.
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