Un viaggio nel tempo al Castello di Padernello
Decidi di andare a visitarlo pensando di perderti nella grande pianura. Invece a un certo punto vedi un cartello marrone con scritto sopra Padernello. Superi una stradina stretta e te lo trovi davanti: un castello mezzo diruto circondato da un fossato. E che è, un viaggio nel tempo? Chissà, forse la strettoia serve ad agevolare il trasferimento nel passato.
Dentro c’è un cortile strano e meraviglioso, chiuso da un lato da un portico dal quale s’intravedono i prati e il bosco, dall’altra da un giardino d’inverno rinascimentale o giù di lì e infine da muri che portano su di sé i segni delle molte modifiche subite in sette secoli. Al centro del porticato la scultura molto più recente di un artista che intrecciava il legno come a creare filamenti di neuroni per dare forma fisica a un pensiero. Aggraziata e un po’ segnata dal tempo anche lei. Come tutto, qua dentro.
D’altronde è questa la più seducente virtù del castello di Padernello: il modo elegante che ha trovato per declinare lo scorrere degli anni. È stato rivisitato, ampliato, modificato dalle generazioni di nobili che lo hanno abitato e in seguito, dopo l’abbandono, devastato e depredato. E infine riscoperto, rimesso insieme e restaurato da persone che lo vogliono a ogni costo conservare come bene pubblico, che cercano di valorizzarlo arricchendo la biblioteca, ospitando convegni di filosofia, presentazioni, ma anche cene e, una volta al mese, un mercato di cose buone con il patrocinio di Slow Food. Tante cose diverse che non stridono tra loro, anzi trasformano un edificio storico in qualcosa di più intrigante.
La visita guidata
In primis per il gran numero di stanze e poi perché non bisogna perdere l’occasione di ascoltare Silvia, che descrive ogni angolo con affetto, come se il castello facesse parte di lei e viceversa. Ha una voce ipnotica e alla fine, quando parla del fantasma della Dama Bianca che abita tra queste mura, finisci per credere che, se sei meritevole, forse la pallida Signora deciderà di mostrarsi al tuo sguardo sulla grande scala che divide il primo dal secondo piano.
Man mano che procedi da un ambiente all’altro scopri che è più quello che manca di quello che c’è (incredibili le foto del prima e del dopo restauro che si vedono in qualche stanza) e impari a conoscere i progetti e i sogni di chi ci ha vissuto e di chi lo ha fatto rinascere. Torni a casa innamorato del castello che hai visto, ma più ancora del castello che non c’è. Che a ben vedere, per chi sa immaginare, sono la stessa cosa.
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