Sul cantiere 110% fra lana di roccia, nuovo tetto e certificatori
Dentro un cantiere. Un cantiere un po' anomalo; un cantiere dove si sta ultimando un intervento di riqualificazione energetica utilizzando il famoso superbonus 110%; un cantiere dove, pur con la presenza in esterno di tecnici e muratori, un po' la vita cambia per chi ci abita e ancor più cambierà a lavori ultimati; un cantiere, infine, partito nel settembre 2019 prefigurando una agevolazione fiscale molto più contenuta del 110% e che poi, per tre mesi, di fatto, è stato obbligato alla chiusura causa pandemia Covid e ritrovando alla riapertura dei lavori la detrazione del Superbonus 110%.
Via Montello, angolo via Valle e poi Pasubio, laterali di via Vittorio Veneto. Un complesso di 52 appartamenti (anni '70) diviso in due fabbricati contigui: in uno i lavori sono finiti a luglio, nell'altro probabilmente si chiuderà a gennaio. Poi si comincerà a lavorare dentro gli appartamenti per cambiare i serramenti (uno degli interventi trainati, come li chiama la legge sul Superbonus). Un intervento d 1,7 milioni. Il cantiere è della impresa Agliardi, che fa capo a Bortolo Agliardi (sì, lo stesso dei traslochi e presidente dell’Associazione Artigiani di Brescia).
Appuntamento in baracca la scorsa settimana, giorno della prima nevicata. Con noi Davide Riva, ingegnere esperto in gestione dell'energia e qui col cappello di certificatore energetico finale, ovvero colui che segue passo passo i lavori che una volta finiti dovrà certificare che quell'edificio è stato ristrutturato in chiave energetica in maniera adeguata per fare il salto da classe C ad A1, questo l’obiettivo. Saltiamo i preliminari. Dopo il sì dell’assemblea e la valutazione preliminare (ce la faremo a fare i due salti? E come? Risposta: sì) si è partiti con la progettazione definitiva sulle parti comuni (cappotto esterno, tetto, cantine e garage) e poi - appartamento per appartamento - si è fatta una distinta valutazione. Praticamente è come aver fatto un certificato energetico per ogni abitazione calcolando il piano, l'esposizione, la dimensione, la qualità dell'impiantistica. Radiografia di ogni appartamento.
E quindi si è partiti con il classico e corposo intervento sulle parti comuni. Tirare su i ponteggi e avanti col cappotto in lana di roccia da 14 centimetri con tutte le correzioni e sfumature per intervenire sui ponti termici, spallette delle finestre, banchine sempre delle finestre per evitare anche qui ponti termici (ovvero i posti dove s'infiltra il freddo). Poi (o nel frattempo, non saprei dirvi) si sono isolate tutte le solette di cantine e garage. Svuotare la cantina, please, e macchina in strada per qualche settimana. Poi si arriva al tetto. Com'era il quadro? Tutto da rifare. Cavato tutto e rifatto con 20 centimetri di isolante sulla soletta, che son diventati 36 centimetri sui cornicioni, fatto un massetto con rete da 6 centimetri, fatti muricci, postati i tavelloni e infine ricoperto il tutto con guaina bianca (che già di suo, nel respingere i raggi solari, e quindi il caldo, qualcosa fa) perché nella valutazione sulla riqualificazione anche l’aspetto refrigerante conta.
Perché questo è lo scenario su cui è stata disegnata la legge Superbonus: una potente indicazione europea (con dote di miliardi annessa) affinché si consumi meno energia da fonti non rinnovabili con l'obiettivo, entro il 2050, di rendere l'Europa a zero emissioni da queste fonti. Ma questo lo vedrà chi avrà la fortuna e l'età per arrivarci. E più comfort. L’ambiente, dunque, ma anche - e lo ricorda Bortolo Agliardi - l'indubbio maggior comfort che si ha in casa. Ma, oltre alla qualità del caldo e del fresco, non è banale ricordare il miglioramento acustico determinato dall'uso della lana di roccia e dai nuovi serramenti a triplo vetro. Infine - chiudo io - tre annotazioni non trascurabili: il minor costo della bolletta (siamo sul dimezzamento), la rivalutazione del valore della casa (stime attendibili indicano un + 15%) e infine - la cosa più importante - che tutto è praticamente a costo zero.
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