Economia

Classe G da rottamare? Il «pericolo» è in agguato

Il vicepresidente della Commissione UE tranquillizza dopo alcune indiscrezioni sul possibile divieto di vendita e affitto di case energivore
Le classi energetiche - © www.giornaledibrescia.it
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Era stata indicata una data: 2030. Da quell’anno l’Europa pensava che si potesse vietare la vendita e l’affitto di case in classe G, l’ultima, la più energivora. Una bomba.

La cosa poteva significare mandare fuori mercato diciamo un terzo del patrimonio immobiliare nazionale e all’incirca europeo. Sarà mai possibile, ci si era chiesti. Che ce ne facciamo di tutte quelle case, è mai possibile immaginare che da qui a otto-nove anni si trovassero le risorse per rendere «potabile» un terzo della case italiane? La bomba resta, ma un po’ disinnescata.

L’artificiere è stato nientemeno che il vicepresidente della Commissione UE con delega al Green Deal, Frans Timmermans, che in Parlamento si è espresso in italiano: «Bruxelles non vi dirà che non potete vendere la vostra casa se non è ristrutturata e nessun burocrate di Bruxelles confischerà la vostra casa se non è ristrutturata. Il patrimonio culturale è protetto e le case estive possono essere esentate. La nostra proposta non contiene alcun divieto di vendita o affitto per gli edifici che saranno qualificati nella classe G, cioè per quel 15% di edifici identificati con la peggior efficienza energetica nel singolo Paese». Così parlò herr Timmermans. Ma naturalmente la cosa fa riflettere.

È probabile a questo punto che il mercato non si chiuda per decreto europeo, ma sarà il mercato a farlo tout court considerando che la politica del Green Deal europea immagina - sempre dal 2030 - che le nuove case dovranno essere a emissioni zero con una forte accelerazione per aumentare di qualche classe energetica gli edifici più malmessi (classe G), disposta la UE a metter sul tavolo 150 miliardi (per l’Europa intera) in aggiunta a quelli che l’Italia sta sperimentando col Superbonus. Vedremo come andrà a finire.

Ma la bomba, come detto, resta, con i suoi molti aspetti positivi (un po’ di sostanza, e meno bla bla) per cittadini e imprese. Va da sè, pensando alle imprese, che a questo punto serve una ulteriore riflessione e ri-posizionamento strategico: sistemare case è quel che hanno davanti per i prossimi dieci anni almeno; quel che fino a qualche mese fa poteva apparire come una sorta di anomala eccezione (il Superbonus) si andrà a configurare come una sorta di stabile eccezione, di nuova normalità.

Vale per le imprese, vale ovviamente per noi cittadini, dovrà valere per le amministrazioni pubbliche e per le scuole. Arriva un modo nuovo e strutturale di vedere le case. E’ una occasione, non è - come alcuni Comuni hanno inteso imponendo lungaggini feroci - una seccatura in più.

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