Un quarto di secolo di piogge nel Bresciano: cosa ci dicono i dati (e i modelli)
Per spiegare come percepiamo i numeri che descrivono gli effetti del cambiamento climatico si rifà al Al Gore, vicepresidente di Bill Clinton tra la fine degli anni Novanta e i primi Duemila, premio Nobel per la pace e da sempre grande attivista sui temi ambientali. Nel documentario «Una scomoda verità», Al Gore usa la metafora della rana per farci capire in che misura percepiamo il pericolo quando si parla di ambiente: «Se mettiamo una rana in una pentola di acqua fredda e la scaldiamo piano piano dal basso, la rana non avrà alcun tipo di reazione. Ma se la buttiamo in una pentola di acqua bollente, allora la rana balzerà fuori non appena verrà a contatto col calore».
Ecco: noi siamo la rana nell'acqua fredda e il calore che sale dal basso, piano piano, è l'effetto del cambiamento climatico.
Spiega il professore Giacomo Alessandro Gerosa, ordinario di Fisica dell'Atmosfera all'Università Cattolica di Brescia, citando la rana di Al Gore: «Non percepiamo i cambiamenti lenti, ma se li guardiamo sul lungo periodo allora la tendenza generale è molto più evidente».
Se il cambiamento climatico fosse acqua bollente, reagiremmo in tempi più stretti. Ma dal momento che l'evoluzione è lenta, non riusciamo «ad apprezzarla». I modelli utilizzati per le previsioni sono messi in discussione quando accadono eventi estremi, sono accusati di non essere affidabili. Ma se leggiamo i dati, «è evidente che i numeri confermano ciò che dicono i modelli, che non sono balzani» spiega ancora Gerosa.
I dati confermano i modelli
L'estate che ci lasciamo alle spalle è stata una delle più siccitose di sempre, ce la siamo cavata a suon di ordinanze di razionamento dell'acqua e scrutando il cielo con fiato sospeso sperando in qualche temporale. Poi, passata la stagione irrigua, la pioggia è arrivata.
Abbiamo analizzato i dati delle precipitazioni degli ultimi 24 anni nel Bresciano, dal 1998 a oggi, prendendo come riferimento 5 stazioni collegate alle rete meteo della Provincia, dislocate aree diverse per ottenere una fotografia in grado di ricomporre i cambiamenti sul territorio.
«L'arco temporale di 24 anni non è sufficiente per definire un trend, che necessita di almeno 30 anni di dati - puntualizza il prof. Gerosa -. In un'analisi di questo tipo bisogna considerare le fluttuazioni statistiche e tenere presente che si tratta di una fotografia incompleta che andrà confermata su un più lungo periodo. È come sciare con sci corti o sci lunghi: con quelli corti senti tutte le buche, con quelli lunghi senti meno le singolo pendenze».
Fatte queste premesse, ha però senso analizzare - con i limiti del caso - cosa ci dicono questi 24 anni.
I numeri, come detto in precedenza, confermano i modelli. Modelli che ci dicono che «da qui alla fine del secolo in Lombardia avremo un calo del 30% delle precipitazioni, e i dati confermano che le precipitazioni sono in calo» sottolinea Gerosa.
In Pianura
Per quanto riguarda la pianura bresciana, abbiamo preso in considerazione le centraline di Chiari e di Remedello. Analizza il professore: «Negli ultimi 24 anni si nota una tendenza alla riduzione delle precipitazioni estive (-2.74 mm all’anno a Chiari e -2.38 mm a Remedello) ed un aumento delle precipitazioni invernali. Sembrano pochi millimetri, ma su un periodo di 24 anni fanno 66 mm in meno a Chiari e 57 mm in meno a Remedello, rispettivamente il 26% in meno della media a Chiari e il 28% a Remedello».
La parte orientale della provincia
«Nella parte orientale della provincia - prosegue - piove notoriamente di meno che in quella occidentale e, soprattutto, settentrionale. A Sirmione si nota una tendenza alla riduzione delle precipitazioni estive più marcata che altrove (-5,5 millimetri all’anno) ed una sostanziale tenuta delle precipitazioni nelle altre stagioni. Su un periodo di 24 anni Sirmione ha visto quasi dimezzarsi le precipitazioni estive, che sono risultate 75 millimetri in meno, pari al 52% della media. Può trattarsi di una fluttuazione statistica che potrebbe attenuarsi su periodi più lunghi. Tuttavia - conclude - è un indizio da prendere seriamente e da confermare».
La parte settentrionale e prealpina
Tra il lago d'Iseo e la valle Camonica sono stati presi in considerazione le centraline di Sale Marasino e Darfo Boario Terme. «Nella fascia prealpina (Sale Marasino) si osserva una tendenza opposta che vede un lieve aumento delle precipitazioni estive (+1,22 millimetri all’anno a Sale Marasino) e, soprattutto, autunnali (+5,19 millimetri all’anno a Sale Marasino). Un aumento così marcato delle precipitazioni autunnali potrebbe essere una fluttuazione statistica. Se confermato, però, costituisce un dato a cui prestare attenzione perché prelude ad un possibile aumento dell’instabilità idrogeologica e della frequenza degli eventi correlati (allagamenti, smottamenti, frane)» sottolinea Gerosa.
«Nelle valli alpine (Darfo Boario Terme) - prosegue - si osserva invece una tendenza ad una diminuzione delle precipitazioni estive (1,94 millimetri all’anno) e autunnali (2,8 millimetri all’anno), ed una sostanziale tenuta nelle altre stagioni. La riduzione percentuale sulla media 24ennale (-9,2%) è però lieve vista la quantità di pioggia comunque elevata ricevuta da questa stazione».
Dunque?
Le rilevazione degli ultimi 24 anni confermano insomma quello che gli esperti (e i modelli) vanno ripetendo da tempo, e cioè che le precipitazioni diminuiscono in estate e aumentano in autunno, quando abbiamo meno bisogno di acqua perché la stagione irrigua per l'agricoltura è già chiusa. E a diminuire è anche l'accumulo di neve in montagna.
L'osservazione di un periodo tutto sommato abbastanza lungo ci dice però anche altro: «Gli eventi estremi sono un po' più frequenti nella parte finale della serie presa in esame. Altro non è - dice Gerosa - che un assaggio di quello che ci aspetta. Abbiamo trascurato i segnali dei modelli, ma i dati confermano che i modelli non sono balzani».
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