Ambiente

L'aria della Pianura Padana resta tra le peggiori d'Europa

Lo dice l'Ispra nel suo Annuario dei dati ambientali. A livello nazionale, l'aumento delle temperature incide più che nel resto del mondo
Un'immagina scattata dallo spazio dall'astronauta Alexander Gerst
Un'immagina scattata dallo spazio dall'astronauta Alexander Gerst
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Il Bacino padano è una delle aree dove l'inquinamento atmosferico è più pesante in Europa. Guardando ai dati del 2019, il valore limite giornaliero del Pm10 è stato superato nel 21% delle stazioni di monitoraggio (50 microgrammi per metro cubo, da non superare più di 35 volte l'anno). Rispettati invece i limiti per i Pm2,5 nella maggior parte delle stazioni di rilevamento. Uno degli effetti del lockdown è stata la riduzione del biossido di azoto tra il 40 e 50% nelle regioni del Nord e nella Pianura padana. 

Sono alcuni dei dati contenuti nell'Annuario dei dati ambientali 2019 dell'Ispra, il centro studi del ministero dell'Ambiente, presentato stamani. 

Un rapporto che conferma il cattivo stato di salute dell’ambiente che ci circonda e che arriva al termine di un mese di maggio segnato dalle anomalie climatiche: a conti fatti, a Brescia sono stati ventuno i giorni con temperature più calde della media. Non a caso, secondo l’Ispra, il riscaldamento globale in Italia è più forte rispetto alla media mondiale. Nel nostro Paese, nel 2018, la temperatura è stata più alta di 1,71 gradi rispetto alla media del trentennio 1961-1990. La media mondiale sulla terraferma nel 2018, invece, è stata maggiore di 0,98 gradi rispetto allo stesso trentennio. Non solo: la temperatura nel nostro Paese negli ultimi 40 anni è aumentata di 0,38 gradi al decennio: un livello che ci allontana dagli obiettivi dell'Accordo di Parigi sul clima. Tornando a Brescia, non va dimenticato che quella del 2019 è stata la terza estate più calda dal 1951. Per fortuna, a livello nazionale le emissioni di gas serra continuano a diminuire, anche se troppo lentamente: rispetto all'anno precedente, -0,9% nel 2018, -2% nel 2019 e -5,5% nel 2020 (con la complicità del lockdown).

I problemi descritti nell’annuario comprendono però anche altri ambiti. Per quanto riguarda l'inquinamento elettromagnetico, tra luglio 2018 e settembre 2019 i casi di superamento dei limiti di legge sono aumentati (+ 6%) sia per gli impianti radio televisivi (Rtv) sia per le Srb - Stazioni Radio Base della telefonia mobile (+4%). Per le sorgenti Elf (a bassa frequenza, cioè elettrodotti ed elettrodomestici) i dati risultano sostanzialmente invariati. 

In merito alle sostanze chimiche, e, percentuale che scende al 6% nelle acque sotterranee. L'UE è il secondo produttore mondiale di sostanze chimiche dopo la Cina. L'Italia è il terzo produttore europeo, dopo Germania e Francia, con più di 2.800 imprese attive e 110.000 addetti.

Neanche la metà dei 7.493 corsi d'acqua italiani, inoltre, raggiunge uno «stato ecologico buono o elevato»: appena il 43%. Ancora più grave la situazione dei laghi: solo il 20%. Va meglio la situazione se si analizza lo stato chimico: è buono per il 75% dei fiumi (anche se il 18% non è ancora classificato), e per il 48% dei laghi. A preoccupare sono soprattutto i pesticidi: nelle acque superficiali il 24,4% dei punti monitorati mostra concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientale. Sono i pesci d'acqua dolce i vertebrati più minacciati in Italia (48% delle specie), seguiti dagli anfibi (36%) e dai mammiferi (23%). Tra le piante più tutelate dalle norme UE, il 42% è a rischio. Le minacce più gravi vengono dal costante aumento delle specie esotiche introdotte in Italia - più di 3.300 nell'ultimo secolo - dal degrado, dall'inquinamento e dalla frammentazione del territorio. Con le sue 60 mila specie animali e 12 mila vegetali, l'Italia è uno dei Paesi europei più ricchi di biodiversità in Europa e con livelli elevatissimi di endemismo (specie esclusive del nostro territorio). Un patrimonio che vede alti livelli di minaccia per flora e fauna, sottolinea l'Ispra. 

Infine, uno sguardo al consumo del suolo, che è avanzato al ritmo di 2 metri quadri al secondo fra il 2017 e il 2018, cementificando o asfaltando 23.000 km2. Dopo la crisi del 2008 aveva rallentato, ma dal 2018 ha ripreso a crescere. 

La pubblicazione dell’Annuario non ha mancato di suscitare reazioni politiche. A partire dalla Regione Lombardia, per bocca dell’assessore all’ambiente e clima, Raffaele Cattaneo: «Dati recenti - commenta - confermano che l'emissione pro capite della Lombardia è più bassa di quella media Europea per Pm10 e NoX». Resta il fatto che lo smog è una costante nel bacino padano e che i miglioramenti avvenuti nel corso degli anni non sono ancora sufficienti a scongiurare quella che ogni anno si presenta come un’emergenza ambientale, dalle polveri sottili tra l’autunno e l’inverno e l’ozono in estate, per citare alcune delle problematiche più frequenti.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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