I cambiamenti climatici minacciano metà del Pil mondiale
Oltre la metà del Pil mondiale: è il valore delle attività economiche minacciate, direttamente o indirettamente, dal cambiamento climatico. L'allarme arriva dal Forum economico mondiale, che ha prodotto, in collaborazione con Pwc Uk, un rapporto secondo cui qualcosa come 44.000 miliardi di dollari, oltre la metà della produzione annua di valore aggiunto mondiale, è «moderatamente o altamente dipendente dalla natura e dal suo sfruttamento, e dunque esposta» a fenomeni come il riscaldamento globale o la perdita di biodiversità.
Il rapporto arriva dopo un 2019 record per le temperature oceaniche, fra gli allarmi per gli incendi in Usa, Australia, Amazzonia e con il clima che sarà in cima all'agenda del meeting di Davos, presenti l'attivista Greta Thunberg e il presidente Usa Donald Trump. Le costruzioni (con un valore di 4.000 miliardi), l'agricoltura (2.500 miliardi), l'alimentare (1.400 miliardi) sono i tre settori economici più a rischio in virtù della loro alta dipendenza da foreste, oceani, risorse dell'ecosistema, acqua, con un valore combinato che supera le dimensioni dell'economia tedesca.
L'impatto del cambiamento climatico, secondo il rapporto, comporta che questi settori industriali potrebbero essere «significativamente sconvolti». Complessivamente, i settori considerati «altamente dipendenti» dalle risorse naturali generano il 15% del Pil globale, mentre quelli moderatamente dipendenti sono al 37%. Ecco perché secondo Dominic Waughray, managing director del Wef, «dobbiamo resettare la relazione fra l'attività umana e la natura».
In sostanza «i danni che l'attività economica arreca all'ambiente naturale non possono più considerarsi un'esternalità», ma al contrario l'impatto sulla natura, sull'ambiente, sul clima «è sia notevole per tutti i settori di attività economica, che urgente come rischio non lineare per la nostra futura sicurezza economica».
Il Wef, un potente forum che riunisce capi di governo, scienziati, organizzazioni internazionali, leader d'impresa di ogni angolo del mondo e organizzazioni non governative, ha messo al centro della sua agenda per quest'anno la necessità di un approccio teso a far convergere gli interessi dei vari stakeholder globali, all'insegna di coesione e sostenibilità di fronte alla sfida posta al multilateralismo. Le Nazioni unite hanno riconosciuto il cambiamento climatico come «il problema che segnerà la nostra epoca», con un recente studio che ha definito la crisi climatica «la più grande sfida posta allo sviluppo sostenibile».
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