Ecco com'è cambiata l'aria a Brescia nell'ultimo decennio
La qualità dell'aria migliora. E questa potrebbe essere la prima buona notizia del 2020. Non fosse che non è esattamente brezza di montagna quella che soffia ogni giorno per le vie di Brescia e di quella che ormai abbiamo imparato a conoscere come l'area critica che la circonda.
L'andamento dei dati dell'ultimo decennio si offre ad una analisi che se da un lato testimonia un trend di contrazione pressoché costante, dall'altro rivela come siano ancora numerosi i giorni in cui risulta in eccesso l'inquinante, divenuto per tutto il decennio termometro della mal'aria, vale a dire il Pm10. Senza contare che gli inquinanti che destano preoccupazione sono svariati: dal particolato ancora più minuto (Pm2,5) agli ossidi di azoto, per citare i principali. Ma fermiamoci per il momento al solo Pm10.
Sottili le polveri, non meno sottili le questioni legate all'interpretazione dei dati che da ormai molti anni fotografano la qualità dell'aria che respiriamo. Riprova ne è il fatto che, a conclusione di un decennio, in pochi giorni si sono presentate due differenti letture del quadro che emerge dal quotidiano bollettino delle centraline Arpa.
Da un lato, Legambiente ha scelto di considerare nel tracciare un bilancio del 2019, il dato peggiore giornaliero di Pm10 fra quelli rilevati dalle tre centraline che concorrono a determinare la media in base alla quale scattano le misure previste dal Piano interregionale di contrasto allo smog. Premesso che la soglia massima ammessa è di 50 microgrammi per metro cubo di aria, oltre la quale il giorno è considerato di esubero, se si considerano i valori assoluti delle singole centraline in luogo della media delle tre, il dato dei giorni fuori scala aumenta sensibilmente. Tanto che Legambiente ne conta 50 per l'anno appena concluso, a fronte dei 35 oltre i quali scatta la procedura d'infrazione Ue.
La Loggia, di contro, contesta la lettura di Legambiente, offrendo a supporto delle proprie considerazioni un quadro fornito da Arpa che riduce a 35,3 il numero di giorni di esubero. Ma in questo caso il calcolo viene effettuato attraverso la media dei giorni di esubero annui di ciascuna centralina. La fotografia delinea comunque, fra il 2010 e il 31 dicembre scorso un trend virtuoso con una riduzione importante dei giorni in maglia nera.
Noi abbiamo provato con i grafici che vi proponiamo in questo stesso articolo una lettura ulteriore: siamo partiti dal dato rilevato ogni singolo giorno nelle tre centraline di Villaggio Sereno, Broletto e Sarezzo - quelle considerate come indicatori per l'area critica di Brescia - per calcolare i giorni di supero di ogni singolo mese dal gennaio 2010 al dicembre 2019. Abbiamo in particolare adottato lo stesso criterio attualmente in uso per l'eventuale adozione di misure antismog, già menzionato prima. In altre parole, abbiamo considerato come giorno di supero solo quello in cui la media dei valori rilevati dalle tre centraline risultava superiore a 50. Di qui emerge una fotografia che potete provare a considerare anche scorrendo con il cursore sui singoli segmenti dei grafici.
Da quello a barre orizzontali più sopra, emerge un evidente e progressivo calo del numero di giorni con Pm10 oltre soglia dal 2010 ad oggi: si va dai 110 del 2011, annus horribilis della decade appena conclusa, ai 29 degli scorsi dodici mesi, miglior dato assoluto. Di fatto, il dato risulta ridotto ad un quarto del valore iniziale del decennio.
Due le eccezioni, a fronte di un trend positivo costante, l'una virtuosa, l'altra invece di segno opposto. Sono quelle costituite dal 2014 e dal 2017. Segno che anche il quadro meteorologico può incidere sensibilmente: il 2014 è stato non a caso uno degli anni più caldi dell'ultimo ventennio (si vedano i grafici del contenuto dedicato al cambiamento climatico nel Bresciano), con picchi assoluti concentrati soprattutto nei primi quattro mesi e negli ultimi tre dell'anno, vale a dire nel cuore della stagione termica. Il minor ricorso al riscaldamento domestico, verosimilmente, ha favorito la riduzione del Pm10 nell'aria, circostanza che sarebbe avvalorata dai recenti studi che indicano proprio negli impianti termici l'origine del 23% delle polveri sottili. Un aspetto che concorre a spiegare anche la riduzione consistente di giorni neri nel 2019, pure segnato da temperature molto elevate specie nel periodo invernale. Nel 2017, di contro, si ebbero un gennaio e un settembre più rigidi dell'intera decade e tanto potrebbe concorrere a spiegare l'innalzamento.
La contrazione tendenziale dei giorni negativi è comunque evidente se si dà uno sguardo anche rapido al secondo dei grafici proposti: qui sopra vedete rappresentati con palloni di dimensione proporzionata al numero di giorni di supero i vari anni del decennio appena concluso. Ma ancora più efficace può apparire la lettura del fenomeno che offre la terza infografica, in cui ancor meglio si può apprezzare anche la riduzione progressiva del numero di mesi interessati da giorni di supero. La «fetta della torta» che rappresenta il 2019 è la più piccina in assoluto. L'auspicio è che quella del 2020 sia destinata ad essere ancora più sottile.
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