Ambiente

Brescia, Mantova e Cremona sono le più inquinanti per emissioni da allevamenti intensivi

Lo sostiene un'inchiesta di Greenpeace che ha mappato le aziende zootecniche italiane. Nel Bresciano 125 con 40mila polli o duemila suini
La Lombardia rossa nella mappa delle emissioni di ammoniaca di Greenpeace - Fonte Greenpeace
La Lombardia rossa nella mappa delle emissioni di ammoniaca di Greenpeace - Fonte Greenpeace
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Brescia, Mantova e Cremona sono la zona con la concentrazione di emissioni di ammoniaca più elevata d’Italia. Succede perché in queste tre province si trovano 373 allevamenti intensivi, su un totale di 462 in Lombardia, cioè aziende con più di 40mila polli, duemila maiali o 750 scrofe, che sono appunto i maggiori responsabili di emissioni nell’aria di NH3, l’ammoniaca, un composto dell’azoto contenuto nei reflui zootecnici e nei liquami usati come fertilizzanti nei terreni agricoli.

Li ha mappati Greenpeace in un’inchiesta pubblicata il 3 novembre. L’associazione ha elaborato diverse fonti di dati: l’elenco degli allevamenti soggetti a monitoraggio del Registro europeo delle emissioni e dei trasferimenti di sostanze inquinanti (E-PRTR) che nel 2020 ha superato il valore soglia di 10 tonnellate di emissioni arriva da Ispra ed è stato incrociato con gli elenchi dei beneficiari dei fondi della Politica Agricola Comune (Pac) e del Registro Imprese per mostrare che chi inquina riceve anche fondi pubblici.

Le strutture zootecniche sono state geolocalizzate in una mappa interattiva online consultabile qui. La Lombardia appare in rosso perché è la regione che emette più emissioni di ammoniaca in Italia: 11.600 tonnellate su un totale in Italia di 20.757, pari quindi al 56%. È la regione che conta infatti 462 allevamenti intensivi su un totale italiano di 894 (52%).

La Lombardia rossa nella mappa delle emissioni di ammoniaca di Greenpeace - Fonte Greenpeace
La Lombardia rossa nella mappa delle emissioni di ammoniaca di Greenpeace - Fonte Greenpeace

Zoommando sulla mappa, il triangolo Brescia-Mantova-Cremona appare quello con più aziende zootecniche (insieme all’intera Pianura Padana, che totalizza il 90% delle emissioni registrate) e dalle emissioni di NH3 più elevate: 9.095 tonnellate, il 78% del totale lombardo. Nel Bresciano, che registra 125 allevamenti intensivi, le emissioni di ammoniaca ammontano a 2783 tonnellate, terzo valore italiano. Il primato spetta a Cremona, dove si generano 3.301 tonnellate.

La zona lombarda con più allevamenti ed emissioni: Brescia-Cremona-Mantova - Fonte Greenpeace
La zona lombarda con più allevamenti ed emissioni: Brescia-Cremona-Mantova - Fonte Greenpeace

La concentrazione di emissioni e allevamenti intensivi nel Bresciano - Fonte Greenpeace
La concentrazione di emissioni e allevamenti intensivi nel Bresciano - Fonte Greenpeace

L’ammoniaca, di per sé, è una sostanza che svolge un ruolo importante nel ciclo naturale. Diventa pericolosa quando viene liberata nell’atmosfera e si combina con ossidi di azoto e zolfo generando le polveri fini, che hanno un impatto sulla salute delle persone se soggette a esposizione prolungata. Secondo l’indagine di Greenpeace, «gli allevamenti intensivi sono la seconda causa di formazione del particolato fine in Italia e generano quasi il 17% di Pm 2,5, più del settore industriale, pari al 10%». 

L’inchiesta dell’associazione contiene anche i finanziamenti pubblici che ogni allevamento mappato ha ricevuto nell’ambito della Pac. Ne emerge un sussidio complessivo di oltre 32 milioni di euro, di cui oltre la metà in Lombardia (16.993.616 milioni), che però non riflette l’intera panoramica nazionale dei finanziamenti in quanto il dossier considera solo i grandi allevamenti.

Greenpeace chiede in conclusione che vengano ridotti i finanziamenti e che il problema delle emissioni di ammoniaca venga affrontato «non solo attraverso soluzioni tecnologiche», ma anche fissando «obiettivi di riduzione del numero e della densità dei capi allevati, a partire da una immediata moratoria che impedisca ulteriori aumenti nelle province con maggiore densità zootecnica». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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