Senza i volontari dell’emergenza il soccorso sanitario non reggerebbe

L'assessore regionale al Welfare Bertolaso: «Il Terzo Settore è sfruttato per supplire le carenze dello Stato»
Un'esercitazione di volontari davanti ai ragazzi di una scuola - Foto Massadi/Eden © www.giornaledibrescia.it
Un'esercitazione di volontari davanti ai ragazzi di una scuola - Foto Massadi/Eden © www.giornaledibrescia.it
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«Un contratto silenzioso che stipuli con una persona. Contratto gratuito, che si stipula con tutte le persone che hanno bisogno, indistintamente». Un mondo, che nel Bresciano vede impegnate migliaia di persone, ventiseimila in tutta la Regione. Sono numeri che si riferiscono solo ai volontari attivi che coprono i turni sui mezzi dopo aver seguito corsi di formazione molto selettivi. La realtà è molto più articolata, ricca, appassionata.

Sacrificio e... sfruttamento

«Fare volontariato nel sistema di emergenza e urgenza è faticoso e anche stressante, ma è una scelta che in questo ambito tiene ancora molto, mentre se ci spostiamo nel sociale, i numeri crollano. Ed è un problema perché il Terzo Settore, non è la prima volta che lo dico, ma forse questa è l’ultima, è anche sfruttato nel nostro Paese per supplire alle carenze del pubblico».

Così Guido Bertolaso, assessore regionale al Welfare, intervenendo ieri sera a palazzo Lombardia all’incontro dal tema: «Pronti a disegnare il futuro? Il volontariato nel sistema emergenza e urgenza in Lombardia». Con lui Alberto Zoli, direttore generale di Areu, l’Agenzia regionale emergenza urgenza. Con loro moltissimi volontari e l’incognita del punto di domanda nel titolo dell’incontro.

Passione e solidarietà

Tra incertezze e problemi, ciò che non viene mai meno nelle persone che si impegnano per gli altri è una passione che si declina in solidarietà, condivisione e servizio disinteressato. «Grazie al volontariato nel sistema di emergenza e urgenza, nella nostra regione è possibile coprire con capillarità tutto il territorio. Siamo unici in questo. Stiamo portando la nostra esperienza anche in altre regioni, ma ci vorranno anni prima che si raggiungano i livello presenti in Lombardia» ha detto Zoli.

Per diventare soccorritore esecutore servono 200 ore di formazione con 120 ore di lezione teorica e pratica e rigide selezioni. Zoli: «Questo garantisce qualità e sicurezza. Lo sottolineo perché in Italia non è sempre così: si va dagli eccessi a realtà che con poche ore di formazione, consegnano la divisa ai volontari. Per questo stiamo lavorando da anni ad un disegno di legge sul profilo di soccorritore-autista per creare una base condivisa dell’assistenza a livello nazionale, partendo dal nostro modello».

I «nodi»

Ci sono molti nodi da sciogliere, venuti al pettine durante l’incontro di ieri nel quale si sono alternate anche molte testimonianze di persone che sono state soccorse e salvate dai volontari, tra cui Vic Dj che aveva avuto un incidente sul lago d’Iseo.

Tra questi, i trasporti fatti in emergenza che di urgente hanno poco e che sono quasi il 30% del totale. «In realtà, i codici rossi sono meno del 4% e la codifica di invio è sempre superiore rispetto a quella assegnata dopo il triage in pronto soccorso, perché la comunicazione è telefonica, non è legale la videochiamata. Speriamo lo diventi tra qualche anno. Quello che stiamo facendo, per alleggerire i pronto soccorso, è mettere in moto meccanismi di protezione con la centrale medica integrata, dove c’è un medico al quale passiamo i casi non gravi che possono essere trattati per telefono. Un sistema di filtro che ha fatto risparmiare migliaia di accessi».

Vi è una certezza: i volontari in generale, e quelli del soccorso in particolare, sono un patrimonio da non disperdere.

Conclude Zoli: «La prima voce di bilancio di Areu sono i volontari. Invece di dare il servizio ai dipendenti pubblici, noi continuiamo a credere ai soggetti sussidiari. Tuttavia, da voi dobbiamo avere garanzie di continuità del servizio e di qualità. Un settore che vale 110 milioni del bilancio di Regione Lombardia: certo, molti servono per coprire gli stipendi di Areu, ma è un dazio da pagare. Per voi, abbiamo adeguato i rimborsi ed è l’unico modo che abbiamo per finanziare movimento volontariato: riconoscere all’Associazione un ruolo che è fondamentale, anziché erogare il servizio in proprio. È una scelta politica strategica. Poi abbiamo anche deciso di riconoscere una quota simbolica di alcune centinaia di euro per la formazione». // 

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