Nuove persone avviate al lavoro: in rosso per 23mila unità

Si riduce nel 2020 il numero delle persone avviate al lavoro in provincia di Brescia: scendono da 171.488 a 147.841
Lavoratori al computer - © www.giornaledibrescia.it
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Si riduce nel 2020 il numero delle persone avviate al lavoro nel corso dell’anno in provincia di Brescia che scendono dalle 171.488 del 2019 alle 147.841 del 2020. La riduzione è netta poiché si tratta di -23.647 persone, pari al -13,8%, un dato che più di ogni altro racconta il peso della pandemia sul lavoro e sulla vita dei bresciani. I dati sono ricavati dalle Comunicazioni Obbligatorie dei datori di lavoro rilasciate presso i sistemi informatici delle Province e raccolti da Regione Lombardia.

La mobilità nel mercato del lavoro, e la sua precarizzazione

Un primo aspetto che merita ampia considerazione è l’enorme flusso di lavoratori in entrata - e in uscita - dal mercato del lavoro bresciano. Considerando l’insieme dei lavoratori dipendenti, stimato dall’Istat in 451mila persone nel 2019, valore sceso a 438 mila nel 2020, appare del tutto evidente la dimensione della mobilità nel mercato del lavoro e, per certi aspetti della sua crescente precarizzazione. Con un semplice calcolo possiamo vedere come ogni anno un terzo degli occupati entra - e in larga parte esce - nel mercato del lavoro.

L'analisi per genere, età e nazionalità

Se consideriamo le persone avviate al lavoro per genere, nel 2019 e nel 2020, possiamo vedere come a fronte di una riduzione degli avviati che nel confronto tra le due annualità e pari al -13,8% le donne diminuiscono del -14% mentre, nello stesso periodo i maschi avviati al lavoro sono il 13,6% in meno. Lo stesso raffronto può essere condotto considerando gli avviati al lavoro per cittadinanza che ci evidenzia come la quota dei migranti avviati al lavoro in provincia di Brescia è costantemente superiore al 30%, valore che nel 2020 è nell'ordine del 31,9% del totale, superiore al 30,6% registrato nel 2019. In altri termini si tratta, nel 2020, di oltre 47mila persone, certamente attratte dalla ripresa dell'edilizia e delle costruzioni ma presenti in tanti altri comparti produttivi.

Considerando la dinamica di ingresso nel mercato del lavoro per classi di età emerge come la quota percentuale degli avviati più giovani (15-34 anni), che costituisce la metà del flusso in entrata, si abbassa leggermente dal 49,5% del totale del 2019 al 48,3% del 2020 mentre rimane elevata la quota degli avviati al lavoro over 50 che dal 16,4% del totale nel 2019 si innalza al 17,5% nel 2020, quasi 26 mila persone.

Così in provincia

L'osservazione dei dati comunali del numero delle persone avviate al lavoro, nel 2019 e nel 2020, evidenzia alcuni aspetti dei mercati del lavoro locali. La maggiore riduzione in valore assoluto del numero di avviati si registra a Brescia (-3.345, -9,6%), che precede Desenzano del Garda (-1.071, -20,8%), Rovato (-1.055, -29,4%), Sirmione (-937, -30,9%), Flero (-657,-32,2%), Erbusco (-622, -21,8%), Ghedi (-601,-28,7%) e Roncadelle (-601-24,3%). Scorrendo l'elenco dei comuni nelle prime posizioni si trovano, Limone sul Garda, Salò, Gardone Riviera, Lonato del Garda, Darfo Boario Terme e Ponte di Legno, con una chiara indicazione negativa per i comuni a vocazione turistica. Tra questi si collocano anche due comuni manifatturieri valtrumplini: Sarezzo e Lumezzane.

Non mancano casi eccentrici poiché una trentina dei 205 comuni bresciani registra nel 2020 più avviati al lavoro nelle imprese del territorio rispetto all'anno precedente. Tra questi, con saldi superiori alle cento persone, si trovano Palazzolo sull'Oglio e Adro.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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