Nei nomi delle vie una storia senza donne: a loro intitolate solo sette strade su cento

Nella nostra provincia si contano oltre 20mila tra vie, piazze e strade: tra questi toponomi 8.268 sono riferibili a uomini e donne
Nel Bresciano sono circa il 7% le via, strade o piazze intitolate a donne
Nel Bresciano sono circa il 7% le via, strade o piazze intitolate a donne
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Le oltre 20mila vie bresciane raccontano una storia senza donne: tra questi toponimi ci sono 8.268 uomini e donne. Solo che gli uomini sono 7.658 e le donne solo 610, il 7,4% del totale delle persone.

L’odonomastica - l'insieme dei nomi delle strade, piazze, e più in genere, di tutte le aree di circolazione di un centro abitato - è fondamentale per costruire l’identità di una comunità attraverso la celebrazione della memoria. In Italia, da una dozzina di anni è attiva «Toponomastica femminile», un gruppo indipendente di ricerca e attivismo, nato nel 2012 su Facebook, che poi si è trasformato in associazione che censisce il disequilibrio di genere nei nomi delle strade e delle piazze delle città. Dal censimento toponomastico nazionale condotto dall’Associazione risulta infatti che ogni 100 vie e piazze dedicate a uomini, poco più di sette sono intitolate a protagoniste femminili, di cui il 50% è rappresentato da madonne, sante e martiri. È un gap di genere impietoso e impensabile da colmare quello che si gioca per le strade del nostro paese.

Nei capoluoghi di regione

Dai dati raccolti risulta che nei 21 capoluoghi delle regioni e province autonome italiane ci siano 24.572 strade intitolate a persone (non a nomi comuni, a luoghi o a nomi collettivi) e solo 1.626 di queste (cioè il 6,6 per cento) sono intitolate a donne. Escludendo le martiri o le sante (che rientrano in una narrazione tradizionale di donne spesso intese come vittime), le strade intitolate alle donne scendono a 959. A Milano, su 2677 strade dedicate a persone, il 94,2% sono dedicate a uomini. Va meglio, ma di poco, a Roma, dove sono intitolate a donne il 7,1% delle vie, a Palermo l’8,1%, a Genova l’8,2%. Prendendo come punto di partenza le province, sono stati scaricati i dati odonomastici di 107 città medie, con una popolazione cioè tra i 20 e i 50mila abitanti. Tra i primi dieci nomi: Mazzini, Dante, Matteotti, Cavour, Gramsci, Marconi, Carducci e San Francesco. Le donne non compaiono se non nelle ultime posizioni: in ordine decrescente di frequenza, tra i primi cento, sono al 94esimo e 100esimo posto e si tratta di Santa Lucia e Grazia Deledda.

In Europa

Fra le più grandi città europee le vie dedicate a donne rappresentano solo il 9% delle strade intitolate a persone. È quanto risulta dall’inchiesta Mapping diversity, condotta dallo European Data Journalism Network. Lo studio ha esaminato 145.933 strade di 30 grandi città europee che hanno percentuali di strade intitolate a donne molto varie: dal 19,5% di Stoccolma, al 18,7% di Madrid fino al 4,5% di Atene.

Nel Bresciano

Al di là di eventuali e auspicabili aggiornamenti, dal sito «Toponomastica al femminile» emerge come la marginalizzazione delle donne sia presente anche nel territorio bresciano con solo 610 strade intitolate a donne rispetto alle 7.658 che portano nomi maschili, su un totale di 20.237 strade, vie e piazze. Nella media provinciale, considerando solo le persone titolari di una via, il 7,4% delle donne si confronta con il 92,6% degli uomini. Solo in nove dei 205 comuni bresciani ci sono almeno dieci vie intitolate a donne, che sono del tutto assenti in 47 centri, tra cui anche diversi comuni popolosi. Brescia, con 35 vie, precede di misura Leno (33) e, nell’ordine Gottolengo (25), Paderno Franciacorta (19), Trenzano (15), Gavardo (14), Gambara (13), San Felice del Benaco (12) e Serle (10).

La quota percentuale di vie intitolate a donne supera il dato medio provinciale in un’ottantina di comuni, con 16 centri nei quali sale oltre il 20% rispetto a quelle intestate ai maschi. Su tutti spicca Brione dove le strade «rosa» sono, comunque, la metà di quelle «azzurre». Quote relativamente rilevanti di strade al femminile si registrano, con valori superiori al 25%, che significa, comunque un quarto, a Gottolengo (41%), Polaveno e Anfo (30%), San Felice del Benaco (29,3%), Desenzano del Garda (26,7%) Quinzano d’Oglio e Magasa (25%). Brescia città, che vanta il maggior numero di vie intitolate a donne, tuttavia, presenta una percentuale assai bassa, solo 35 luoghi, il 4,7%, rispetto ai 713 riferiti a uomini. Ben sotto il dato medio provinciale. Anche considerando un successivo aggiornamento del dato del Comune Capoluogo non si va oltre le 40 donne rispetto a 754 uomini. E, se si tolgono le Santa Chiara o Sant’Agata, ne restano 20 e, tra loro, 7 letterate e umaniste, 5 donne di spettacolo, 6 figure storiche e politiche e anche le «lavandaie del Borgo».

Nel gennaio 2020 il Comune di Brescia ha intitolato un parco ad Annalisa Durante, vittima della violenza di camorra, e l'area verde esterna alla stazione della metropolitana San Polo Cimabue a Maria Montessori mentre, nel 2021, proprio a Brescia è stato intitolato a Gabre Gabric il nuovo stadio di atletica, prima intitolazione a una donna in Italia di un impianto sportivo di questo tipo. Insomma qualcosa si può e si dovrebbe fare per colmare questo gap di genere. 

Come avviene l’intitolazione

L’attribuzione della denominazione dei luoghi e delle aree di circolazione, compresi parchi e giardini, e la decisione della collocazione di monumenti e lapidi collocati in spazi e aree pubbliche, spetta alla Giunta comunale. Tale processo, dunque, indica in maniera incontrovertibile, il grado di vicinanza che una comunità vuole dimostrare a un suo esponente. Se l’odonomastica è un riflesso del valore che una comunità assegna ai suoi membri, è bene interrogarsi sul tipo di società che ha deciso di assegnare i nomi di queste strade. Non basta certamente cambiare i nomi alle strade per ritrovarsi a vivere in una società più equa, ma allo stesso tempo una società più equa non può che interrogarsi su quali stereotipi e immaginari collettivi si perpetuano quando quasi il 93% dei nomi presenti nelle strade bresciane è di un uomo. Il bassissimo numero delle intitolazioni femminili nelle vie dei comuni della nostra provincia - e non solo - è un dato dal forte valore simbolico, che mette in luce una volta di più la discriminazione che le donne continuano a subire, nonostante la parità formale ormai quasi raggiunta.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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