In quindici anni abbiamo consumato nel Bresciano 2.866,89 ettari
Tra il 2006 e il 2021 il Belpaese ha perso 1.153 km quadrati di suolo naturale o seminaturale, con una media di 77 km quadrati all’anno a causa principalmente dell’espansione urbana e delle sue trasformazioni collaterali che, rendendo il suolo impermeabile, oltre all’aumento degli allagamenti e delle ondate di calore, provoca la perdita di aree verdi e di biodiversità.
Se, guardando all’Italia, consideriamo la differenza tra il suolo consumato al 2021 e al 2006 abbiamo un incremento di 115.270,85 ettari, pari al + 5,7%. Nello stesso arco temporale l’incremento in provincia di Brescia è stimato in 2.866,89 ettari, che corrisponde ad un aumento percentuale del +6,1% del suolo consumato; un valore superiore sia al dato medio nazionale che al dato regionale, fissato al +5%.
Questo ci raccontano i dati recentemente diffusi dall’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) che permettono di analizzare, anche su base comunale, l’avanzamento del consumo del suolo ovvero dell’incremento della copertura artificiale del suolo, tra il 2006 e il 2021.
Il consumo del suolo si distingue in permanente (edifici, strade, parcheggi, discariche,ecc) e reversibile (aree estrattive, cave, cantieri e altre aree in terra battuta, ecc). La provincia Brescia, tra il 2006 e il 2021, incrementa il consumo del suolo del +6,1% che rappresenta un riferimento per osservare le dinamiche del consumo del suolo nel territorio provinciale.
Le differenze nei 205 comuni
Nell’analisi comunale, infatti, si evidenziano tassi di incremento nel periodo 2006-2021, assai differenziati: dal consumo zero di Irma, Treviso Bresciano, Malegno e Pertica Bassa al +24,3% di Castrezzato. Considerando i 32 comuni che, tra il 2006 e il 2021, vedono incrementare il consumo del suolo di oltre il 9% si osserva che sono piuttosto concentrati in alcuni blocchi di centri contigui.
L’area che comprende il maggior numero di comuni si definisce ad ovest di Brescia, come un triangolo che ha per vertici Urago d’Oglio (+19,3%), Azzano Mella (+11,5%) e Rodengo Saiano (+9,6%) comprendente una dozzina di comuni, tra i quali Chiari (+18,5%), Rovato (+14,4%), Travagliato (+13,3%) e Ospitaletto (+10,3%). Una seconda area si identifica a sud di Brescia, anche in questo caso come un triangolo con vertici Ghedi (+15,1%), Flero (+10,5%) e Castenedolo (+13,1%). Un insieme che, in realtà, si allunga verso il Garda, da Nuvolera (+11,3%) e Pozzolengo (+13,1%), comprendente Bedizzole (+9.8), Calcinato e Desenzano del Garda (+10,1%). Un terzo insieme di 5 comuni contigui si contra nella bassa centrale, da Borgo San Giacomo (+10%) a Milzano (+9,4%), comprendente anche Verolanuova (+9.9%).
In realtà, osservando la mappa provinciale, a nord di Brescia un incremento del consumo del suolo, tra il 2006 e il 2021, superiore al +9%, si trova solo in tre comuni limitrofi della Alta Valle Camonica: Losine (+18,5%), Cerveno (+11,2%) e Ono San Pietro (+9,9%) e a Gavardo (+9,7%). Il resto del territorio provinciale vede prevalere tassi di incremento del suolo compresi tra il +3% e il +9% nella pianura bresciana e valori inferiori al 3% nelle Valli Bresciane, nella Gardesana Occidentale e nell’Alto Garda.
Tra gli 88 comuni che, tra il 2006 e il 2021, incrementano di meno del 3% il consumo del suolo, figurano molti piccoli centri montani. Non mancano, tuttavia, città popolose come Lumezzane (+1,1%), Gardone Val Trompia e Nave (+2%), Villa Carcina (+2,2%), Sarezzo (+2,5%), Manerbio e Borgosatollo (+2,6%) e Salò (+2,7%). Tra i comuni con incremento della copertura del suolo dimezzato rispetto alla media provinciale c’è anche Brescia, dove il suolo consumato aumenta del 2% negli ultimi 15 anni.
L’aumento del consumo del suolo non è un male in sé così come l’assenza di consumo non è per forza un bene. Crescita e decrescita, in termini di economia e di popolazione, si intrecciano, in modo problematico, con il tema del consumo del suolo, che, non va mai dimenticato, è una risorsa non rinnovabile.
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