Dal lavoro alla politica: i 10 indicatori della Qualità della vita delle donne bresciane

Elio Montanari
Nell’inserto speciale del Giornale di Brescia uscito oggi il focus sul mondo femminile, che scatta una fotografia attraverso 10 parametri: qui trovate tutti i collegamenti agli approfondimenti
  • Qualità della vita delle donne bresciane
    Qualità della vita delle donne bresciane - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
  • Qualità della vita delle donne bresciane
    Qualità della vita delle donne bresciane - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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    Qualità della vita delle donne bresciane - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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    Qualità della vita delle donne bresciane - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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    Qualità della vita delle donne bresciane - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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È uscito il primo approfondimento monotematico di Qualità della vita, l’inserto che da oltre un decennio pubblica il nostro quotidiano per provare a capire come si vive nel Bresciano attraverso l’analisi di alcuni indicatori, sostenuta dai dati. È dedicato alle donne, con un’analisi su attualità, opportunità e prospettive di crescita attraverso dieci indicatori. In sala Libretti la presentazione, che è possibile rivedere a questo link.

I contenuti dell’inserto sono proposti anche sul sito web del GdB: cliccando sui link qui sotto accederete al focus tematico e ai relativi dati, declinati nei Comuni bresciani.

Misurare la qualità della vita delle donne nei Comuni bresciani, attraverso una serie di indicatori ponderabili, è scientificamente velleitario. Tuttavia, è stato possibile selezionare una serie di parametri che ci aiutano a capire il quadro delle differenze di genere. Dieci parametri per altrettanti focus tematici. Certo, non tutto quello che avremmo voluto ma, comunque, un salutare bagno di realtà dentro differenze di genere che restano ampie.

Lavoro

Partiamo dal lavoro, che è la madre di tutte le differenze. L’Istituto Nazionale di Statistica ci offre uno spaccato della condizione occupazionale delle donne nei 205 Comuni bresciani.

I dati reali del Censimento, effettuato nel 2021, registrano 235.235 donne occupate in provincia di Brescia, il 42,8% del totale, a fronte di un tasso di occupazione che per i maschi è nell’ordine del 61,4%. Il gap occupazionale di genere in provincia di Brescia è quindi di 18,6 punti percentuali. Nel 2023 dei 549mila occupati, stimati dall’Istat in provincia di Brescia nella indagine campionaria sulle forze di lavoro, le 224mila donne rappresentano poco più del 40% del totale, una quota non diversa, dunque, da quella degli anni precedenti.

Nel 2023, in provincia di Brescia, alle donne sono riferite il 43,8% delle comunicazioni di avviamento al lavoro, a fronte di quelle riferite a uomini il 56,2%. Solo il 18,7% degli avviamenti al lavoro per le donne sono con un contratto permanente (apprendistato o tempo indeterminato) mentre sono al femminile più dei due terzi degli avviamenti al lavoro a tempo parziale, il 65,5% del totale. Meno presenti degli uomini nel mercato del lavoro, meno numerose tra coloro che sono avviati al lavoro e, in un contesto di precarietà generale, più precarie rispetto ai maschi, sia rispetto alle tipologie contrattuali che alle modalità di lavoro.

Le imprese guidate da donne sono molte meno di quelle con un imprenditore uomo, poiché le 24.279 imprese guidate da donne nel bresciano alla fine del 2023 rappresentano il 20,7% del totale delle imprese registrate dalla Camera di Commercio nella Provincia. Eppure, le donne sono più scolarizzate degli uomini.

Istruzione e famiglia

Le donne laureate crescono con costanza da diversi anni © www.giornaledibrescia.it
Le donne laureate crescono con costanza da diversi anni © www.giornaledibrescia.it

Tornando ai dati del Censimento generale del 2021, considerando la popolazione residente con età compresa tra i 25 e i 49 anni, il blocco centrale del mercato del lavoro, coloro che hanno conseguito un titolo di studio terziario, diciamo i laureati per semplificare, in provincia di Brescia sono 90mila, il 23% delle persone di questa fascia di età.

Con una differenza sostanziale: le donne bresciane sono laureate nel 27,9% dei casi, e tra gli uomini bresciani solo il 18,2% ha conseguito un titolo di studio terziario. C’è una bella differenza: 53.607 donne e 36.472 uomini; il 27,9% contro il 18,2%, ben 11,5 punti percentuali a vantaggio delle donne. Ma, evidentemente, ciò non basta a ridurre il gap occupazionale di genere. Tra le tante ragioni di ordine culturale ci sono, fattori oggettivi, tra i quali la carenza di servizi per la prima infanzia.

Considerando queste tipologie di strutture i conti sono presto fatti: 26.634 bambini/e per 6.251 posti disponibili, ossia 23,6 posti per ogni 100 bambini e bambine, con una distribuzione di questi servizi fondamentali tutt’altro che uniforme nei 205 comuni bresciani e con 78 comuni, la gran parte dei quali collocati nella montagna interna, dove non c’è traccia di queste strutture per la prima infanzia.

Pensioni

Per le donne le differenze e le disuguaglianze nella vita lavorativa continuano ad avere ricadute negative anche sulle pensioni.

Retribuzioni più basse, limitate possibilità di carriera, maggior ricorso al part time, interruzioni lavorative o rinuncia all’impiego per maternità o cure familiari, occupazioni atipiche e irregolari. Per le donne le differenze e le disuguaglianze nella vita lavorativa continuano ad avere ricadute negative anche sulle pensioni. Retribuzioni più basse, limitate possibilità di carriera, maggior ricorso al part time, interruzioni lavorative o rinuncia all’impiego per maternità o cure familiari, occupazioni atipiche e irregolari: non stupisce che le oltre 192mila donne bresciane che nel 2023 hanno percepito prestazioni previdenziali e assistenziali, il 53,6% degli oltre 359 mila percettori di pensioni, abbiano maturato un importo medio mensile nell’ordine dei 794 euro, a fronte dei 1.504 euro degli uomini. Poco più della metà.

Le donne sono più scolarizzate, più colte e partecipi alla vita comunitaria. Due utenti su tre delle biblioteche bresciane sono donne. Dei 145.384 utenti attivi nei 205 comuni bresciani le 94.285 donne rappresentano il 65,3% del totale. Non è un dato banale se consideriamo che le biblioteche comunali non sono solo un luogo dove si prendono i libri a prestito.

In politica

Fascia tricolore. Ora sono 40 le sindache bresciane
Fascia tricolore. Ora sono 40 le sindache bresciane

Nonostante questo, le donne che sono poco più della metà degli elettori rappresentano poco più di un terzo degli eletti nelle amministrazioni comunali della Provincia. Infatti, le donne elette nei consigli comunali restano un migliaio, il 35,1% del totale degli eletti.

Vero è che, nell’ultima tornata elettorale, sono aumentate le sindache in carica, passate da 35 a 42 ma i conti per le prime cittadine restano impietosi poiché le sindache passano dal 17% al 20% del totale dei sindaci. Non stupisce che il sedimento storico di queste distanze si manifesti plasticamente nella toponomastica e così, tra gli 8.268 toponimi dedicati a uomini e donne, ben 7.658 sono maschili e 610 femminili, solo il 7,4% del totale.

Il bassissimo numero delle intitolazioni femminili nelle vie dei comuni della nostra Provincia è un dato dal forte valore simbolico, che mette in luce una volta di più la discriminazione che le donne continuano a subire, nonostante la parità formale ormai quasi raggiunta.

La graduatoria

Misurando e indicizzando i nostri 10 indicatori ponderabili emerge, alla fine, una graduatoria che ci aiuta a capire quanto ancora sono ampie le differenze di genere, Comune per Comune.

Dalle tabelle qui pubblicate è possibile estrarre tutti i dati comunali e una graduatoria che, a conti fatti, vede primeggiare Collebeato che precede Brione, Capo di Ponte, San Felice del Benaco, Azzano Mella, Gardone Rivera e, a completare la top ten, Moniga del Garda, Quinzano d’Oglio, Borno e Passirano. Ma le graduatorie, per quanto frutto di un lavoro complesso, fanno i conti con un insieme di gap di genere che nei comuni che primeggiano sono solo mediamente meno intensi. Le graduatorie, tuttavia, sono uno strumento per misurare nei nostri territori le differenze di genere e offrire ai lettori e ai decisori, partendo dai dati reali, uno strumento di riflessione collettiva.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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