Tiboni: «Serve pianificare per guidare lo sviluppo di una città»
È la pianificazione lo strumento indispensabile per guidare lo sviluppo delle città nel corso del tempo e per non rimanere confinati in sguardi, visioni e perimetri amministrativi. A ricordarlo è l’assessora all’Urbanistica Michela Tiboni, alla regia della futura variante generale al Piano di governo del territorio, una revisione che - pur sulla scia dei principi in vigore, come il niet al consumo di suolo e la città dei 15 minuti - è ormai necessaria.
Flessibilità
«I piani urbanistici sono il fondamento su cui si basa la crescita e l’evoluzione delle città, ma devono essere flessibili e adattabili, pronti a rispondere ai cambiamenti che caratterizzano la società moderna. Questi cambiamenti - spiega l’assessora - non sono solo locali, ma spesso globali, e pertanto richiedono una visione ampia e proattiva nella pianificazione urbana. È cruciale comprendere che la città non esiste in isolamento; è parte di un sistema più vasto, interconnesso con il territorio che la circonda. Pertanto, una prospettiva di pianificazione che guardi ad una scala ampia è essenziale per affrontare le sfide e cogliere le opportunità che si presentano. Questo implica, per esempio, l’analisi dei flussi migratori, dei modelli di sviluppo economico, dell’uso del suolo e delle risorse naturali non solo all’interno dei confini comunali, ma ad una scala di area vasta».
Conoscenza condivisa
Come vorreste Brescia nel 2040? Cosa manca oggi e cosa sarebbe importante fare? Queste sono le domande che - per il dossier Next Vision - sono state rivolte alle principali realtà associative, del terzo settore e alle fondazioni presenti e attive nel territorio, con l’obiettivo di iniziare a costruire una visione condivisa.
«Solo partendo da una base di conoscenza condivisa è possibile sviluppare piani urbanistici efficaci, in grado di anticipare e adattarsi ai cambiamenti. Le città possono avere la capacità di trasformarsi in preziosi laboratori in cui si sperimentano soluzioni ai problemi che hanno generato, attraverso l’evoluzione del trasporto pubblico, la mobilità condivisa, edifici che producono anziché consumare energia, o ancora esperienze virtuose di riciclaggio o interventi sullo spazio urbano per l’adattamento ai cambiamenti climatici con soluzioni basate sulla natura. E ciò solo in parte avviene spontaneamente e sulla base di spinte del mercato. C’è bisogno di pianificazione, di mobilitazione delle istituzioni, dei soggetti intermedi e dei cittadini perché soltanto attraverso questo riusciremo ad affrontare le sfide che ci troviamo di fronte» conclude Tiboni.
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