San Felice è ufficialmente un comune commissariato
«A seguito delle dimissioni di sette dei dodici Consiglieri comunali, il Prefetto della provincia di Brescia, dott.ssa Maria Rosara Laganà, ha sospeso in data odierna il Consiglio Comunale di San Felice del Benaco ed ha nominato Commissario per la provvisoria gestione dell’Ente locale il Viceprefetto Aggiunto, dott.ssa Anna Frizzante, in servizio presso la Prefettura di Brescia con l’incarico di Vicecapo di Gabinetto e sub-Commissario, con funzioni vicarie, il dott. Giuseppe La Corte, Funzionario Amministrativo presso questa Prefettura». La comunicazione della prefettura, come previsto, è arrivata in mattinata: a un mese e mezzo dal voto, San Felice del Benaco è ufficialmente un comune commissariato.
«Al Viceprefetto Aggiunto, dott.ssa Anna Frizzante - si legge ancora nella nota -, sono attribuiti dalla legge i poteri del Consiglio Comunale, della Giunta e del Sindaco. Contestualmente il sig. Prefetto ha provveduto ad inoltrare al Ministero la proposta di scioglimento del Consiglio Comunale, provvedimento di competenza esclusiva del Sig. Presidente della Repubblica».
La vicenda
Il Ministero dell’Interno si è espresso nelle scorse ore decretando l’effettiva ineleggibilità dell’ormai ex sindaca Lorenza Baccolo, che in un comunicato, domenica, aveva ringraziato i consiglieri di maggioranza per le loro dimissioni come «atto di sostegno»: «Dopo giorni di attacchi su ogni fronte - si legge -, dove sono state accampate le più disparate ipotesi sulle motivazioni della mancata convocazione del Consiglio comunale, desidero precisare che a seguito dei controlli da me promossi per la verifica dei requisiti individuali di ciascun eletto, è emersa una fattispecie di dubbia interpretazione a mio carico circa la sussistenza di una possibile condizione di incandidabilità, che se sollevata, potrebbe dare corso a iter legali e aver ripercussioni sull’andamento del mandato».
Il caso è scoppiato sabato, quando tutti i consiglieri di maggioranza, ad eccezione di Dario Lavelli, si sono dimessi: «Non un atto di resa - avevano detto -, ma una presa di posizione contro chi cerca di gettare discredito sulla nostra Amministrazione, con l’auspicio che questo nostro passo possa contribuire a ristabilire la dovuta e necessaria serenità»
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