Putin mette al bando la fondazione dei Clooney
«Conduce un’attività mirata a screditare la Russia su scala hollywoodiana». È con queste parole che la Russia di Putin ha appiccicato l’etichetta di ente «indesiderato» alla Clooney Foundation for Justice, rendendo illegale in tutto il Paese la fondazione dell’attore americano George Clooney e di sua moglie Amal Clooney: avvocata impegnata nella difesa dei diritti umani. Il Cremlino scrive così ancora un’altra pagina di repressione politica e di censura in Russia. E lo fa accusando l’organizzazione di «sostenere attivamente i falsi patrioti che hanno lasciato il Paese, e i membri di gruppi estremisti e terroristi banditi».
Il nuovo decreto
Imputazioni pesanti, ma che vanno lette nel giusto contesto: il regime di Putin infatti bolla come «estremisti» i gruppi di opposizione e qualsiasi organizzazione scomoda per il potere. Non solo. L’anno scorso ha definito «estremista» persino il movimento Lgbt sfornando un provvedimento liberticida, ma che rientra nella narrazione del Cremlino, che cerca di presentarsi come il difensore di presunti «valori tradizionali» in contrapposizione a quelli occidentali.
Ed è qui che si inserisce un nuovo decreto firmato ieri da Putin: un documento con cui Mosca annuncia che faciliterà il rilascio di permessi di soggiorno temporanei in Russia per gli stranieri che - stando alla versione del Cremlino - non condividono «le linee guida ideologiche liberali distruttive che vengono imposte» dai loro governi in contrapposizione ai «valori spirituali e morali tradizionali russi».
Le ragioni
Ma torniamo alla Clooney Foundation. Non è chiaro il motivo preciso per il quale la fondazione sia stata dichiarata illegale in Russia. C’è chi come la France-Presse ricorda la sua condanna dell’invasione dell’Ucraina e in particolare la denuncia all’Onu di un attacco missilistico sulla città ucraina di Vinnytsia che provocò una strage di civili nel 2022. Mentre il Times afferma che qualche mese fa una consulente della fondazione auspicava che i Paesi occidentali perseguissero legalmente «i propagandisti» di Mosca. Allora, secondo il quotidiano londinese, il Cremlino accusò la Clooney Foundation di «un safari giudiziario contro i giornalisti russi», ma lo stesso George Clooney criticò le parole dell’assistente dicendo che l’organizzazione non si sarebbe mai schierata contro dei reporter, «nemmeno se in disaccordo con loro».
Di sicuro c’è che in questi anni il regime di Putin ha usato il bollino di ente «indesiderato» per prendere di mira decine di gruppi: compresi giornali indipendenti, organizzazioni per la difesa dei diritti la cui attività è stata così vietata in Russia.
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