Politica

Province, i dieci anni faticosi di una riforma mai completata

Pensata come transitoria, la legge doveva culminare con la totale cancellazione dell’ente. Ma non è andata così
La Province avrebbero dovuto essere cancellate
La Province avrebbero dovuto essere cancellate
AA

Era stata pensata come una riforma transitoria e, invece, proprio quest’anno compie dieci anni. La Delrio doveva infatti culminare con la totale cancellazione delle Province, ma il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 rispose «no, grazie». La mancata approvazione della proposta lasciò quindi incompleta la riorganizzazione che avrebbe dovuto perfezionarsi con una nuova riforma per definire meglio le competenze delle province depotenziate. Rimase soltanto la legge Delrio che, insieme ai drastici tagli ai trasferimenti decisi dai governi, causò notevoli difficoltà nella gestione di settori importanti rimasti di competenza delle province, come l’edilizia scolastica, l’ambiente, i trasporti, la manutenzione delle strade, e che soprattutto creò una certa confusione su chi avesse responsabilità su cosa.

L’attribuzione incerta delle funzioni tra gli enti locali esisteva in realtà anche prima. Tanto che aveva rappresentato uno dei principali motivi che a partire dal 2010 aveva convinto i governi a proporre l’abolizione delle province. La gestione, in effetti, era abbastanza caotica e spesso inefficiente per via delle competenze spartite a metà con altri enti. Due esempi: l’ente ha sì sempre avuto la gestione delle strade, ma solo quelle provinciali e non le statali, più importanti e trafficate. Esempio numero due: la regia delle scuole che sì, c’era (e c’è), ma solo le superiori e non elementari e medie, in capo ai Comuni.

Fatto sta che la riforma incompiuta ha causato un risultato distorto rispetto alle aspettative originarie (anche perché quei propositi non si sono appunto mai realizzati fino in fondo): in buona sostanza, però, sono stati ridimensionati i trasferimenti statali come se la riforma Delrio fosse compiuta. E le conseguenze della confusione e dei tagli, si vedono ancora. L’assenza di un ente intermedio tra i Comuni e le Regioni rischia spesso di mandare in cortocircuito le procedure di pianificazione degli investimenti sul territorio, e in particolare lo studio delle opere troppo grandi per essere considerate comunali, e troppo piccole se valutate in un ambito regionale.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

Icona Newsletter

@News in 5 minuti

A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.