Migranti in Albania, Meloni lavora al decreto: duello con le toghe
Nel governo monta il sospetto che una parte di magistratura «politicizzata» voglia mettere i bastoni tra le ruote. Per Palazzo Chigi una prova in più è la mail del sostituto procuratore della Cassazione Marco Patarnello, inviata ai colleghi e pubblicata dal Tempo.
La premier ne rilancia un passaggio che la riguarda: «Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte, e anche molto più pericolosa la sua azione la rilancia».
Le reazioni
E il commento è laconico: «Così un esponente di Magistratura democratica». «Anche oggi - la attacca la leader del Pd Elly Schlein - ci regala la sua dose di vittimismo quotidiano». In questo clima ad alta tensione l'esecutivo prepara il decreto legge con cui, nel Consiglio dei ministri programmato alle 18, intende porre «soluzione» al «problema» nato dalla decisione del Tribunale di Roma che non ha convalidato il trattenimento dei migranti all'interno del cpr in Albania.
Le prospettive
Un provvedimento che dovrebbe rendere norma primaria, e non più secondaria come il decreto interministeriale, l'indicazione dei Paesi sicuri, quelli verso cui è più facile disporre i rimpatri. Si lavora, spiegano fonti di maggioranza, anche a un altro aspetto: i ricorsi contro le decisioni sul trattenimento nei cpr, e si sta valutando di farlo con le Corti d'Appello.
Una soluzione già introdotta, per le richieste d'asilo, con il recente decreto flussi, e che ha generato l'allarme dei presidenti delle Corti d'Appello. Si andrebbero così a toccare due elementi della sentenza del Tribunale di Roma, «abnorme» per il guardasigilli Carlo Nordio e ineccepibile per le l'Unione delle camere penali.
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