Metro, da luglio aumenta la videosorveglianza

Tutti i 18 treni saranno dotati di 14 telecamere ciascuno. Manzoni: «La società ha investito 30mila euro al mese in più e intensificato i controlli»
La metropolitana di Brescia
La metropolitana di Brescia
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Ci sono già delle zone sotto osservazione: Vittoria, San Polo Parco, San Polo Cimabue, Sanpolino e Stazione ferroviaria. Ma all’orizzonte ci sono due ulteriori misure in arrivo: un protocollo con le forze dell’ordine e con la regia della Prefettura e, a partire da luglio, il «raddoppio» del sistema di videosorveglianza sui vagoni della metro, un progetto che vale due milioni di euro di investimento (finanziamenti «pescati» dal fondo sviluppo e coesione).

Il segno di un lavoro «importante e di attenzione» per la maggioranza, l’emblema di «politiche deboli e insufficienti» per l’opposizione. In un Consiglio comunale contraddistinto dal vuoto di delibere e provvedimenti di Giunta (le uniche quattro pratiche all’ordine del giorno erano dossier urbanistici talmente di routine che sono stati votati dall’Aula senza discussione alcuna), a tenere banco è stato (ancora) l’intramontabile affaire sicurezza.

Le misure

Stavolta, a finire nel mirino del centrodestra sono le stazioni della metropolitana: «Aggressioni, pestaggi, rapine ai danni di cittadini, sempre con protagonisti gruppi più o meno organizzati di ragazzi, alimentano l’insicurezza e gli investimenti dell’Amministrazione non sembrano aver contribuito ad arrestare questa spirale», è il j’accuse dell’interrogazione presentata da Michele Maggi (Lega). La replica è del vicesindaco Federico Manzoni, che annuncia i prossimi passi e le azioni messe in campo dalla controllata Brescia Metro: «La società ha investito 30mila euro al mese in più, impegnato prevalentemente nel weekend e in precise stazioni sotto osservazione per intensificare i controlli». Oggi sono in campo 37 agenti di linea «in contatto con la sala operativa» e, dalle 20.30, cinque guardie armate itineranti e una sesta fissa nella stazione Vittoria. «Il Metrobus – puntualizza il titolare della delega alla Mobilità – già dispone di videosorveglianza, ma da luglio tutti i diciotto treni saranno dotati di 14 telecamere ciascuno: strumenti ad alta definizione e collegati in tempo reale alla sala operativa, così da aumentare il presidio».

Il centrodestra

Un piano d’azione che non convince però il centrodestra: «I controlli non sono sufficienti e lasciano scoperte le ore diurne. La sicurezza in questa città è un tema che non si vuole affrontare: assistiamo a baby gang, violenza nelle piazze, furti, scippi, aggressioni e rapine. Il Comune e la sindaca sono in letargo. Senza contare che il 29 marzo è stata presentata una petizione sul Daspo: da regolamento va calendarizzata entro 60 giorni e non è ancora in agenda». Quindi, la domanda provocatoria: «La si discute nei prossimi cinque giorni o siete troppo impegnati a litigare tra voi? Portate il Daspo in Aula e inseriamolo nel Regolamento di Polizia urbana con validità anche nelle stazioni metro, anche se già previsto dal decreto Minniti».

Lo scenario in Consiglio comunale

Qualche urla, un battibecco «fuori microfono» e si passa oltre. Ma Maggi ha toccato un nodo scoperto interno alla maggioranza, dove sull’introduzione del Daspo l’unità è un’impresa impossibile. L’idea di allargarlo a tutti i parchi cittadini sembra ormai acclarata, come il «no» di Andrea Curcio (Pd), di Francesco Catalano (Al lavoro con Bs) e di Valentina Gastaldi (Bs Attiva).

Allora perché prendere tempo? Perché per incassare il placet degli intimamente scettici, il provvedimento sarà accompagnato a un compendio «sociale ed educativo»: l’idea è di affiancare all’esilio un supporto e un percorso di aiuti, una sorta di paracadute che completi l’azione di repressione a quella di reinserimento. E ad occuparsene è, da settimane, l’assessora Anna Frattini. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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