Il giorno del giuramento di Trump: primi ordini su migranti e TikTok
Un bagno di folla per Donald Trump. Il presidente eletto è a Washington con la famiglia al gran completo per le celebrazioni che culmineranno oggi con il suo giuramento e il ritorno alla Casa Bianca. Nella capitale americana migliaia di suoi sostenitori lo hanno atteso per ore alla Capital One Arena per il suo ultimo comizio da presidente-eletto e per festeggiarlo l’intera giornata del 20 gennaio, quando sarà archiviata l’era Biden e si aprirà il secondo atto del tycoon. Il grande gelo che sta avvolgendo Washington non ha scoraggiato il popolo di Trump.
Sostenitori
Le strade sono invase dal rosso Maga: c’è chi indossa abiti con la bandiera americana, chi si limita a cappellini e sciarpe. Arrivano da tutta l’America per salutare il loro «eroe», l’uomo di quel «cambiamento» che cercano da anni. Anche se delusi dal non poter seguire di persona il giuramento, spostato all’interno per il crollo delle temperature, sono raggianti. «Sono rammaricato ma entusiasta di aver vinto e di vedere che porterà avanti le nostre politiche», ha detto uno dei suoi sostenitori arrivato dal North Dakota.
Molti di coloro che erano riusciti a mettere le mani sui biglietti per partecipare alla cerimonia di insediamento puntano a seguirla sui maxi schermi alla Capital Arena, consapevoli però che non sarà facile riuscire a entrare. Lo stadio dove giocano le squadre di basket e di hockey di Washington ha infatti una capienza di circa 20 mila persone, meno quindi dei 220.000 biglietti già distribuiti. Trump e la consorte Melania sono arrivati a Washington sabato sera e si sono regalati una serata al club di golf del presidente eletto a Sterling fra fuochi d’artificio e danze, prima di iniziare il tour de force di eventi che li riporterà alla Casa Bianca. Prima del comizio alla Capital Arena, il presidente ha deposto una corona di fiori presso la tomba del Milite Ignoto al cimitero nazionale di Arlington e ha incontrato per una colazione alla Blair House i senatori repubblicani. Con lui c’era il vicepresidente-eletto JD Vance, che gli è stato a fianco l’intera giornata.
Nuova squadra
Ore intense anche per la squadra di Trump: coloro che sono stati nominati per ricoprire cariche all’interno del governo si sono riuniti per la prima volta tutti insieme per una cena di gala alla National Gallery of Art di Washington. Kash Patel, nominato da Trump alla guida dell’Fbi, ha pubblicato la storica fotografia che ritrae la nuova squadra di governo, quella che – se confermata dal Senato – dovrà portare avanti l’agenda di Trump.
I’d write a caption, but, ya’ll do it 🇺🇸 pic.twitter.com/EdAlp7XqFL
— Kash Patel (@Kash_Patel) January 19, 2025
Anche se impegnato in una girandola di eventi, il presidente eletto ha già affrontato uno dei suoi primi «problemi» che lo avrebbe atteso all’ingresso alla Casa Bianca: il caso di TikTok. Trump ha infatti annunciato un decreto che farà slittare l’entrata in vigore del divieto dell’app, delineando allo stesso tempo una possibile soluzione. «La mia idea iniziale è quella di una joint venture fra gli attuali proprietari e i nuovi in cui gli Usa abbiano il 50%», ha spiegato sul suo social Truth.
Agenda
Ma l’app è solo uno dei 100 decreti esecutivi che si appresta a firmare non appena entrato alla Casa Bianca.
Al primo posto c’è il nodo immigrazione: le deportazioni di massa promesse in campagna elettorale inizieranno subito, già domani con un maxi-raid a Chicago, la città di Barack Obama, per poi ampliarsi ad altre roccaforti democratiche come Los Angeles e New York. Trump, poi, interverrà il 23 gennaio al World Economic Forum di Davos, dove è probabile che parli di dazi. Il presidente eletto ha promesso tariffe più elevate per gli alleati e non; nel mirino c’è soprattutto la Cina, per la quale ha paventato una stretta del 100%.
A livello internazionale la nuova amministrazione monitorerà sull’accordo raggiunto fra Israele e Hamas. Inoltre, Trump ha aperto alla possibilità di un incontro con il presidente russo Putin ma non ha ancora svelato le sue carte per mettere fine alla guerra in Ucraina. Durante la campagna elettorale aveva promesso che l’avrebbe risolta in 24 ore, ma nelle ultime settimane ha ammesso che sei mesi sono un arco temporale più realistico.
L’inviato di Trump per l’Ucraina e la Russia Keith Kellogg si è detto fiducioso sulla possibilità che una soluzione venga trovata nei primi 100 giorni della nuova amministrazione.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato