Fratelli d’Italia attacca Castelletti: «Definì il Pride “una carnevalata”»
L’eco delle polemiche legate al Brescia Pride non si placa e, a pochi giorni di distanza dall'iniziativa del 7 settembre, il gruppo in Consiglio comunale di Fratelli d’Italia mette nel mirino la sindaca Laura Castelletti.
Dopo la partecipazione in veste personale della prima cittadina alla manifestazione, il casus belli sono alcune sue dichiarazioni, risalenti a luglio 2017, scritte sul suo blog. «Ci sono arrivate anonimamente da persone probabilmente a lei vicine» afferma il capogruppo Mattia Margaroli prima di snocciolare le parole affidate al web.
«Castelletti scriveva, e cito testualmente, “a fronte di un programma particolarmente interessante ho visto con occhio dubbioso il corteo del 17 giugno (2017, era sindaco Emilio del Bono, Castelletti sua vice). La ragione? nella mia testa sono passate immagini di carri variopinti, chiappe al vento, corpi inguainati, travestimenti… insomma una carnevalata, termine che uso per sintetizzare un mio pensiero personale, e una comunicazione datata che rischia di farci arretrare rispetto a vittorie importanti come quella raggiunta sulle unioni civili». Così Margaroli, screenshot del blog alla mano, attacca la sindaca. Ma non è tutto.
Affiancato dal membro del coordinamento provinciale di FdI Massimo Stellini come segno di appoggio del partito, «l'allora vicesindaca scriveva anche che “l’Amministrazione non può assumere automaticamente propri dell’intera città gli obiettivi della piattaforma politica del Brescia Pride, obiettivi personalmente per me condivisibili. Farlo significherebbe creare un precedente pericoloso e irreversibile” - incalza Margaroli -. Sono posizioni antitetiche rispetto alle attuali e segno di una Giunta allo sbando quando c’è da decidere su questioni etiche. Mi chiedo cosa infatti possano pensare alcuni suoi colleghi di maggioranza, a partire dal vicesindaco Manzoni, legati al mondo cattolico».
Perché, e a rincarare la dose ci pensa Carlo Andreoli, «il Pride è un movimento politico e prendere posizione così come ha fatto Castelletti, salendo sul palco al fianco di persone con il sedere al vento - dice sventolando una fotografia -, è molto grave per l’Amministrazione pubblica». Il consigliere di FdI parla addirittura di violenza, domandandosi «se vestirsi da vescovo o da Gesù Cristo, esattamente come fatto da alcune persone pochi giorni fa, sia da considerarsi tale. Per questo penso che la Diocesi debba lanciare un allarme, contro la parodizzazione delle nostre radici e della cristianità. E anche i rappresentanti cattolici del Pd devono esprimersi in merito».
Giovanni Posio precisa che «non è in gioco alcuna discriminazione sull’orientamento sessuale, poiché il rispetto per la persona umana e l’individuo è totale spiega il consigliere -. Critichiamo l’incoerenza politica del sindaco, che in sette anni ha fatto una giravolta.
Vero è che non si è presentata con la fascia tricolore (lo hanno fatto altri primi cittadini ndr) ma nessun altro è salito sul palco con microfono e cartellina da presentatore. Anche se a titolo personale non ci va bene, perché il sindaco non può è non deve scindere la rappresentanza istituzionale dal comportamento privato».
La replica di Castelletti
A ributtare la palla nel campo del centrodestra è la sindaca stessa: «La destra pur di attaccare me difende il Pride. Bene, è un passo avanti verso la città aperta, inclusiva e impegnata a tutelare i diritti».
Castelletti entra infine nel merito delle accuse: «Nel 2017 - puntualizza - ero presente al corteo del Pride e da allora lo sono stata ogni anno. Il mio impegno e la mia testimonianza sono ampiamente conosciuti e riconosciuti nella città. Tutti sanno come la penso da sempre».
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