Elezioni in Francia: i risultati dopo il secondo turno

La Redazione Web
Secondo i primi exit poll, il Nuovo Fronte Popolare di sinistra è in testa alle elezioni legislative: sarebbero dunque completamente ribaltati i risultati del primo turno
Il presidente francese, Emanuel Macron, dopo aver votato al secondo turno - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Il presidente francese, Emanuel Macron, dopo aver votato al secondo turno - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Colpo di scena in Francia: si contavano i seggi mancanti a Marine Le Pen per la maggioranza assoluta ed è invece clamorosamente la gauche a trionfare, con il capo de La France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, a rivendicare il governo: «Siamo pronti, Macron riconosca la sconfitta, ha il dovere di chiamare il Nuovo Fronte Popolare a governare». Emmanuel Macron e la sua maggioranza uscente non crollano, com'era stato previsto, ma arrivano addirittura davanti all'estrema destra del Rassemblement National di Le Pen, che ieri sera, commentando a caldo i risultati, ha ribadito che «La marea continua a salire, la nostra vittoria è solo rimandata».

La debacle

La sorpresa è totale, alla sinistra mancano comunque circa 90 seggi per la maggioranza assoluta, quindi la ricerca di una coalizione resta pienamente attuale. La prima reazione giunta dall'Eliseo è stata la rivendicazione da parte di Macron, per settimane sotto il fuoco delle critiche a 360 gradi, della sua scelta di sciogliere l'Assemblée Nationale: «L'affluenza - a livello record del 67% - dimostra che i francesi dovevano esprimersi». Subito dopo, dall'entourage del presidente è arrivato un invito alla «prudenza», poiché i risultati non garantiscono di poter creare «una coalizione coerente».

In serata il premier Gabriel Attal ha annunciato l’intenzione di dimettersi. Il Nuovo Fronte Popolare avrebbe fra i 180 e i 215 seggi, lontano quindi dai 289 seggi necessari per la maggioranza assoluta. E il blocco di centro macroniano, a 150-180, non farà alcuna alleanza che comprenda Mélenchon e i melenchoniani. «Questa è la domanda - insiste l'Eliseo - se una coalizione coerente sia possibile per raggiungere i 289 deputati». Poi, una fonte ufficiale dell'Eliseo ha chiarito che Macron «aspetterà la strutturazione della nuova Assemblée Nationale per prendere le decisioni necessarie. Il presidente, nel suo ruolo di garante delle istituzioni, veglierà sul rispetto della scelta sovrana dei francesi».

Lo scenario

Le ipotesi che si stanno improvvisando sono un governo di unione nazionale orientato verso il centro, con i riformisti della gauche e i Republicains, che hanno ottenuto - senza Eric Ciotti passato con Marine Le Pen - un risultato lusinghiero, ad oltre 60 seggi. Mentre 20 giorni di dibattito sembrano ormai un ricordo - così come i proclami di Le Pen e Jordan Bardella sul programma di governo - la gauche già mostra tutte le sue profonde differenze. A tuonare in queste prime ore di commenti sono i vincitori de La France Insoumise, la sinistra radicale che ormai era quasi sicura di rimanere fuori da qualsiasi accordo, con Mélenchon isolato all'opposizione. Da Manon Aubry a Mathilde Panot a Manuel Bompard, i colonnelli di Mélenchon proclamano l'aumento del salario minimo e la pensione a 60 anni, chiedendo le dimissioni immediate del premier Attal. Ma si fanno strada anche i personaggi che, probabilmente, avranno voce nei prossimi giorni nel tentativo di negoziare la coalizione con il centro e la destra moderata, unica soluzione ipotizzabile per il governo. «Stasera siamo in testa - ha detto Raphael Glucksmann, che ha trascinato ancora in alto il Partito socialista - ma di fronte a un'Assemblée Nationale divisa dobbiamo comportarci da adulti. Bisogna dialogare», ha insistito.

Mentre il popolo della gauche si è riversato spontaneamente a place de la République, a Parigi, per festeggiare una vittoria tanto più bella quanto insperata, è un brutto colpo per Marine Le Pen. Dopo qualche portavoce, è comparso sul palco del quartier generale un Jordan Bardella per la prima volta scuro in volto. Ha subito denunciato le «alleanze contro natura» fra i macroniani e la sinistra: «Purtroppo - ha detto - l'alleanza del disonore e i piccoli accordi elettorali fra Macron e Attal con l'estrema sinistra gettano la Francia nelle braccia di Mélenchon». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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