Kamala Harris accetta la nomination: «Sarò la presidente di tutti»

La Redazione Web
Ieri sera a Chicago la candidata del Partito Democratico ha chiuso la convention con un discorso potente di 45 minuti: ecco cosa ha detto
  • Kamala Harris alla convention del Partito democratico a Chicago
    Kamala Harris alla convention del Partito democratico a Chicago - Foto Epa Caroline Brehman © www.giornaledibrescia.it
  • Kamala Harris alla convention del Partito democratico a Chicago
    Kamala Harris alla convention del Partito democratico a Chicago - Foto Epa Caroline Brehman © www.giornaledibrescia.it
  • Kamala Harris alla convention del Partito democratico a Chicago
    Kamala Harris alla convention del Partito democratico a Chicago - Foto Epa Caroline Brehman © www.giornaledibrescia.it
  • Kamala Harris alla convention del Partito democratico a Chicago
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  • Kamala Harris alla convention del Partito democratico a Chicago
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  • Kamala Harris alla convention del Partito democratico a Chicago
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    Kamala Harris alla convention del Partito democratico a Chicago - Foto Epa Caroline Brehman © www.giornaledibrescia.it
AA

Con un discorso potente di soli 45 minuti nell’ultima serata della convention del Partito democratico a Chicago, Kamala Harris accetta la nomination alla presidenza degli Stati Uniti «per conto di tutti coloro la cui storia può' essere scritta solo nella più grande nazione sulla terra».

Accolta da una interminabile ovazione al suo ingresso – ha richiamato scherzando il pubblico, «mettiamoci al lavoro» –, Harris è radiosa. «Non torneremo indietro», assicura e la convention ripete con lei quello che è ormai diventato lo slogan della campagna.

«Questa non è solo l’elezione più importante della nostra vita ma di una generazione», aggiunge, augurando buon decimo anniversario di matrimonio al marito Doug. «Ti amo», è il messaggio che gli manda. Il suo secondo pensiero va subito a Joe Biden: «Il tuo record da presidente è straordinario io e Doug ti saremo grati per sempre». Con l’elezione, ha poi spiegato, «abbiamo l’occasione preziosa di superare il cinismo, il rancore e le divisive battaglie del passato. Abbiamo la chance di tracciare una nuova strada da seguire. Non come membri di un partito o di una fazione ma come americani».

La storia della madre

È proprio agli americani che la vicepresidente si rivolge direttamente. A loro assicura che sarà la presidente «di tutti» e racconta la sua storia, le difficoltà della sua famiglia, la separazione dei genitori. «Mia madre mi manca ogni giorno ma ora più che mai», confessa Harris ricordando che è stata sua madre a crescere lei e la sorella Maya quando i suoi genitori si sono separati. «Mia madre era una dura: ci ha insegnato a non lamentarci delle ingiustizie ma a fare qualcosa per cambiarle», dice la vicepresidente.

Su Donald Trump

Che poi ha attaccato Donald Trump. «È una persona non seria ma le conseguenze di riaverlo alla Casa Bianca sono estremamente serie. Considerate il potere che avrà, soprattutto dopo che la Corte Suprema gli ha concesso l’immunità», spiega.

Sulla politica estera

Per quanto riguarda la politica estera, Harris ha detto che non si alleerà mai con i dittatori come l’ex presidente e che resterà a fianco dell’Ucraina, nella Nato e con l’Europa.

Harris si sofferma anche sullo spinoso tema di Gaza che spacca i democratici. Promette che chiuderà l’accordo per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi: «Io e il presidente lavoriamo senza sosta per mettere fine alla guerra in modo che Israele sia sicuro, le sofferenze a Gaza finiscano e i palestinesi possano realizzare l’aspirazione alla loro autodeterminazione».

Il tema dell’immigrazione

La vicepresidente affronta anche il nodo dell’immigrazione, suo tallone di Achille che la espone a forti critiche da parte dei repubblicani. Harris si è impegnata a intervenire e riformare il sistema dell’immigrazione, anche offrendo un percorso di cittadinanza a chi lo merita, e risolvere l’emergenza al confine.

Sull’economia la vicepresidente si impegna ad aiutare la classe media, da cui lei stessa proviene, e le famiglie.

Sul palco

Una volta terminato il discorso più importante della sua carriera politica, Harris è raggiunta sul palco dal marito, il candidato alla vicepresidenza Tim Walz e la moglie Gwen, tutti accolti da una pioggia di 100.000 palloncini mentre suonano le note di Freedom di Beyoncé. La superstar era attesa e molte indiscrezioni ne indicavano la presenza ma Beyoncé sul palco non è salita. A dare spettacolo è stata Pink, ma anche una serie di star di Hollywood, da Kerry Washington a Eva Longoria.

Sulle armi

Molti importanti nomi della politica si sono avvicendati esortando gli americani a votare per Kamala Harris, una «tosta, una di noi», come l’ha descritta la governatrice del Michigan Gretchen Whitmer. Sul palco salgono anche le mamme, le insegnanti e i compagni di bambini uccisi nelle stragi a scuola – da Sandy Hook in Connecticut a Uvalde in Texas. Un momento drammatico che ha ricordato quanto la piaga della violenza delle armi sia diffusa negli Stati Uniti. «Kamala Harris sarà una grande presidente, e affronterà e batterà la lobby delle armi», dice determinata Gabby Giffords, l’ex deputata democratica colpita da una pallottola nel corso di una sparatoria nel 2011 in cui furono uccise sei persone. Gifford si salvò per miracolo. Da allora si è lanciata in una battaglia serrata contro le armi, nella quale Harris e' gia' impegnata in prima fila.

Sul palco anche i Central Park Five, i cinque afroamericani che da teenager furono carcerati per decenni per un crimine mai commesso. Per loro, accusati di aver stuprato e ridotto in fin di vita una ragazza che correva a Central Park nel 1989, Trump chiese la pena di morte acquistando pagine sui quotidiani locali. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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