I Democratici si compattano su Kamala Harris

Pioggia di endorsment oggi per la vice di Joe Biden, dai Clinton a Nancy Pelosi, e soprattutto dai potenziali sfidanti
Kamala Harris ospita un evento con gli atleti del college alla Casa Bianca - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
Kamala Harris ospita un evento con gli atleti del college alla Casa Bianca - Foto Epa © www.giornaledibrescia.it
AA

Tutti, o quasi, pazzi per Kamala Harris, che ormai sembra aver ipotecato la nomination senza neppure le mini primarie. E che negli ultimi sondaggi viene indicata testa a testa con Donald Trump.

In meno di 24 ore dal ritiro di Joe Biden dalla corsa per la Casa Bianca e dal «pieno appoggio» alla sua vice, è stata una pioggia di endorsement, dal partito Democratico ai donatori, con una raccolta record di oltre 50 milioni di dollari in un giorno. I sostegni sono fioccati dai Clinton a Nancy Pelosi, dai presidenti statali del partito a oltre 500 dei 4.700 delegati, passando per diversi congressman, dalla deputata liberal Alexandria Ocasio Cortez al senatore dell’Arizona Mark Kelly. Anche Hollywood si è schierata con Harris, mentre la Silicon Valley – con cui sia lei che il marito avvocato Douglas Emhoff hanno sempre avuto stretti rapporti – sta riaprendo al ticket dem dopo le sirene trumpiane. Mancano solo Barack Obama, che secondo il New York Times vuole mantenersi imparziale, e i leader dem di Camera e Senato, che non vogliono condizionare i loro parlamentari.

Ma gli endorsement più importanti forse sono arrivati da tutti i principali potenziali sfidanti di Kamala Harris, che le spianano così la strada per la nomination entrando nella lista dei possibili vice: il governatore della California Gavin Newson, dell'Illinois J.B. Pritzker, del Minnesota Tim Walz, del Wisconsin Tony Evers, e soprattutto quello della Pennsylvanya Josh Shapiro, del North Carolina Roy Cooper, del Kentucky Andrew Beshear. Con gli ultimi tre la vice di Biden ha già parlato. Appoggio anche dalla governatrice del Michigan Gretchen Whitmer, che servirà come co-presidente della campagna, sperando di portare in dote il suo Stato decisivo per la vittoria.

Non è mancato infine oggi l’endorsment dell’ex speaker della Camera Nancy Pelosi: «È con immenso orgoglio e ottimismo che appoggio Kamala Harris per la presidenza», afferma Pelosi.

Cosa succede adesso

La commissione regolamenti della convention dem che inizierà il 19 agosto a Chicago si riunirà mercoledì per definire le regole di selezione del nuovo nominee, con un processo «aperto, trasparente, equo, ordinato e rapido». Ma, senza rivali, l'ipotesi di mini primarie sembra perdere quota.

A questo punto l’attenzione si concentra sul vice, per un ticket equilibrato che copra più fianchi possibili contro un tandem repubblicano incarnato da due maschi bianchi. Probabile un governatore moderato di uno Stato in bilico, da quelli del Midwest al North Carolina e all'Arizona (col senatore ex astronauta Mark Kelly).

Shapiro appare più vulnerabile perché ebreo (lo è già anche il marito di Harris), sullo sfondo delle proteste nel partito per il presunto «genocidio» israeliano a Gaza.

Punti forti e punti deboli

Non c’è dubbio comunque che il passaggio di testimone abbia ridato energia ed entusiasmo ai dem, soprattutto a donne, giovani e black community, tre segmenti chiave del loro elettorato. Nella media dei sondaggi delle settimane scorse della Cnn Kamala è dietro solo di un punto al tycoon (47% a 48%), mentre in una rilevazione Reuters/Ipsos dopo l’attentato a Trump è data testa a testa (44% a 44%).

Harris potrebbe fare la storia diventando la prima presidente donna degli Stati Uniti, e la seconda nera dopo Barack Obama, peraltro con metà origini asiatiche. E il suo passato di procuratrice la agevola nel mettere sotto accusa politicamente un rivale già penalmente condannato e in attesa di altri processi, ergendosi quasi a nemesi del tycoon. Inoltre è una bandiera su aborto, diritti civili, diversità, clima e green economy. Mentre in politica estera dovrebbe mantenere la linea di Biden su Nato, Ucraina, Cina, Iran, forse alzando i toni con Israele su Gaza se dovesse vincere.

L’elogio di Biden

Intanto, nella sua prima uscita pubblica dopo il lungo addio del presidente – prima di sbarcare a Wilmington nel quartier generale della campagna Biden che ora è suo – Harris ne ha celebrato «l'eredità senza pari nella storia americana, in un solo mandato», nonché «l'onestà e l'integrità».

E, pur non facendo alcun riferimento al suo nuovo ruolo di frontrunner dem, quando ha reso omaggio ai team campioni della National Collegiate Athletic Association è sembrata parlare di se stessa: «Voi ricordate a tutti noi cosa si può ottenere con il duro lavoro e l'ambizione. So che non è stato facile arrivare a questo momento. Ognuno di voi ha affrontato sfide e ostacoli. E avete resistito, avete reagito... così facendo avete dimostrato che la vera grandezza richiede qualcosa di più della semplice abilità. Richiede grinta e determinazione». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Icona Newsletter

@News in 5 minuti

A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.