Crisi di Governo in Francia, Macron pensa al nuovo premier

La Redazione Web
Il presidente parlerà alla Nazione stasera alle 20 e ha incontrato a pranzo il centrista capo del MoDem François Bayrou
I 331 voti favorevoli alla mozione di sfiducia del Governo Barnier Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
I 331 voti favorevoli alla mozione di sfiducia del Governo Barnier Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Il primo ministro francese Michel Barnier, sfiduciato ieri sera dall'Assemblée Nationale, stamattina ha presentato le dimissioni al capo dello stato, Emmanuel Macron, che è rientrato ieri sera dalla visita di stato in Arabia Saudita durata 3 giorni e si rivolgerà stasera ai francesi in tv, alle 20.

I riflettori della politica francese sono adesso puntati su François Bayrou, a pranzo – come riporta Le Parisien – all'Eliseo da Emmanuel Macron, che ha intenzione di nominare in poche ore il primo ministro che succederà a Michel Barnier. Il centrista, capo del MoDem, da sempre molto vicino a Macron, «è in corsa», conferma sorridendo al quotidiano parigino un dirigente di Renaissance, il movimento macroniano. 

Successivamente il presidente Macron riceverà anche la presidente dell'Assemblée Nationale, Yael Braun-Pivet, e successivamente, alle 15, il presidente del Senato, Gérard Larcher.

Forze repubblicane

Il leader socialdemocratico di Place Publique, Raphaël Glucksmann, torna nel dibattito politico della Francia invocando la costituzione di una «piattaforma minima» tra le forze politiche che hanno fatto sbarramento all'estrema destra nelle ultime elezioni legislative anticipate. In un intervento pubblicato sul giornale Le Monde assieme all'eurodeputata Aurore Lalucq e il deputato, Aurélien Rousseau, entrambi membri del suo partito, Glucksmann deplora che le forze politiche francesi si siano rivelate «incapaci di accettare realmente l'idea del compromesso tra rivali e avversari».

«Questo – osserva Glucksmann – ci ha fatto perdere del tempo prezioso, ad un momento in cui, tra l'altro, la sinistra poteva beneficiare di un rapporto di forza favorevole per imporre un certo numero di progressi a favore di tutti i francesi». Una frecciata seppur indiretta all'ala più radicale della sinistra d'Oltralpe, la France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon (Lfi). Glucksmann si appella dunque alle «forze politiche che hanno contribuito al fronte repubblicano a luglio», criticando nel contempo i Républicains che hanno «respinto questo sbarramento».

Fronte popolare

La capogruppo in Parlamento de la France Insoumise, Mathilde Panot, ha avvertito questa mattina – dai microfoni di Lci – che il partito di Mélenchon sfiducierebbe «certamente» in Assemblée Nationale qualsiasi primo ministro che non appartenga al Nuovo fronte popolare. Il voto contrario – dopo la caduta ieri sera di Michel Barnier – ci sarebbe anche qualora il presidente Emmanuel Macron proponesse una figura di centrosinistra come l'ex premier socialista Bernard Cazeneuve, il quale «non fa parte del Nfp», ha detto Panot.

Le reazioni in Italia

«C'è preoccupazione per lo stallo in Francia», ma per i problemi bisogna «citofonare Macron, sta raccogliendo quello che ha seminato: solo confusione». È intervenuto così il ministro dei Trasporti Matteo Salvini a margine del Consiglio Ue Trasporti. 

«Noi non possiamo certamente rallegrarci di ciò che accade nei Paesi dell'Unione europea come la Francia e la Germania, perché le crisi che stanno vivendo questi Paesi rischiano di riverberarsi sull'Italia. In un mercato unico, se vanno male la Francia e la Germania, l'Italia, che va meglio di loro in questo momento, rischia di subire le conseguenze dei loro problemi». sottolinea il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a margine della cerimonia per i 120 anni del Tempio Maggiore di Roma, in merito alla caduta del governo francese.

Anche se in Francia «si arriverà alla formazione di un nuovo governo, sarà un governo estremamente instabile e la possibilità di avere delle presidenziali anticipate è proprio vicina». Così Romano Prodi, presidente della Fondazione per la Cooperazione internazionale, già presidente del Consiglio italiano e della Commissione europea, intervistato in occasione della diciassettesima edizione del Forum economico eurasiatico di Verona in corso a Ras Al Khaimah, negli Emirati Arabi Uniti. 

Secondo Prodi la forza culturale dell'Europa «c'è ancora, ma non basta: in questo momento il problema vero è la crisi combinata di Francia e Germania e l'impossibilità di trovare una leadership alternativa in Europa. Se non c'è una leadership di Francia e Germania, aiutati da vicino da Italia, Spagna e Polonia è difficile che si possa avere una politica europea». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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