Brescia, sul Daspo urbano la maggioranza pensa a un «piano C»

Dietro le quinte si lavorerebbe affinché la Giunta si impegni per rafforzare i controlli della Polizia locale nei parchi
L'obiettivo è intensificare i controlli nei parchi © www.giornaledibrescia.it
L'obiettivo è intensificare i controlli nei parchi © www.giornaledibrescia.it
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Quando la sindaca, lunedì 25, ha preso la parola e ha pronunciato la frase «siamo già al lavoro con la Prefettura per introdurre il daspo urbano, abbiamo presentato una proposta al Comitato ordine pubblico e sicurezza» (che non riguarderà le piazze bensì una decina di parchi pubblici), in maggioranza la poker face non è durata neppure un minuto.

C’è chi si è messo a sorridere, chi ha fatto franare lo sguardo a terra, chi ha strabuzzato talmente tanto gli occhi da fare ridere il vicino di banco in Consiglio comunale, chi appena ha potuto si è alzato per sfogarsi: «È evidente che io non posso votarla ’sta cosa». Erano sparsi qua e là i palesemente contrari, intervallati dagli impassibili e da chi - al contrario - annuiva in segno di approvazione. Dall’altra parte dell’Aula si faceva largo il pressing di un centrodestra che - scientificamente - non vuole concedere alcuna tregua e quindi riempie di politica ogni pertugio, anche le interrogazioni.

Tensioni nella maggioranza

Che sul daspo urbano la maggioranza rischi il tilt è un po’ il segreto di Pulcinella. La platea dei contrari non è risicata: ci sfilano Francesco Catalano (Al lavoro con Bs), Valentina Gastaldi (Bs Attiva), Arshad Mehmood (Bs Capitale) e il rappresentante dell’area sinistra del Pd Andrea Curcio stavolta sembra essere in buona compagnia: i «tormenti» attraversano anche Laura Giuffredi, Pietro Ghetti e Fabio Capra (la posizione di Roberto Cammarata non è invece chiara). Ma il problema non è confinato nei gruppi consiliari: difficilmente l’assessore Marco Fenaroli potrà appoggiare la proposta così com’è e neppure il mondo cattolico (a partire dalle Acli) e quello dell’associazionismo (Città aperta si è già espressa settimane fa pubblicamente) sono parsi elettrizzati all’idea, subito ribattezzata come «il daspo per i poveri».

Scenari politici

Gli scenari (politici) che si aprono ora sono quindi tre: lascia, raddoppia o patteggia. Andare avanti in modo granitico con il progetto annunciato per ben due volte in Consiglio comunale (un daspo urbano «soft», che dura 48 ore è quello che ha convinto, ad esempio, la civica Castelletti ad appoggiare la misura) potrebbe portare a una divisione del centrosinistra in Aula (l’ennesima), ma con il «sì» delle opposizioni il provvedimento supererebbe comunque la prova.

C’è però un secondo scenario possibile: il raddoppio del problema. Chi può garantire, in questo momento di guerriglia costante, l’appoggio del centrodestra a un «daspo soft», quando da tempo l’asse composto da Fratelli d’Italia, Civica Rolfi, Lega e Forza Italia invoca un intervento più deciso sul fronte sicurezza? In realtà nessuno. In questo caso, se a mancare fossero sia i consensi dei contrari della maggioranza sia quelli dell’intera opposizione, il rischio (altissimo) è che la Giunta non abbia i voti minimi e vada ufficialmente sotto in Aula. Non una prospettiva ideale, insomma, considerato che ad esporsi sul tema è stata direttamente la sindaca.

Ed è proprio per questo che, dietro le quinte, si sta tentando (non senza fatica) la terza via: il patteggiamento, con la ormai proverbiale «paziente intercessione» del mediatore Fenaroli. Come? L’ipotesi (tutta da sondare) per tenere tutto insieme consiste in questo: ritirare la delibera e proporre al Consiglio un ordine del giorno in cui si impegna la Giunta a rafforzare i controlli della Polizia locale nei parchi pubblici, perché - è la tesi - in ogni caso, senza controlli istituire il daspo urbano in quei luoghi non sarebbe efficace. In sostanza una sorta di diversivo logico. Senza il quale, però, al momento i numeri per approvare la misura non sono certi.

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