Brescia, Provincia nel caos: centrodestra tra deleghe e alleanze

Parte il conto alla rovescia: se la crisi non si risolve in fretta, entrano in campo le segreterie regionali
Da sinistra i segretari provinciali Roberta Sisti, Diego Zarneri, Nicoletta Benedetti e Marco Ferretti - © www.giornaledibrescia.it
Da sinistra i segretari provinciali Roberta Sisti, Diego Zarneri, Nicoletta Benedetti e Marco Ferretti - © www.giornaledibrescia.it
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Il giorno dopo lo strappo della lista Bene comune (centrosinistra) – che ha mandato a carte quarantotto l’idea di appoggiare le larghe intese in Broletto, mentre Azione e Pd lasciano aperta la via del dialogo – nel gran teatro della politica provinciale le consultazioni continuano ad occupare un posto speciale (con buona pace dei consiglieri eletti, appollaiati da quattro mesi nella stanza dell’attesa).

Nel centrosinistra, ormai pubblicamente diviso, l’attenzione è tutta puntata sui vertici di partito: Azione riunisce la Direzione lunedì, mentre martedì c’è il giro di boa dei dem. Una situazione che il M5s, per voce della consigliera regionale Paola Pollini, bolla come paradossale: «Ancora una volta assistiamo ad un comportamento ambiguo e contraddittorio del Pd, lontano da ciò che ci si aspettava da Shlein», perché l’ipotesi del governissimo altro non è che «un disperato tentativo di Moraschini per cercare una soluzione ad un problema tutto interno al centrodestra».

Centrodestra dove tutti gli occhi sono puntati sul presidente Emanuele Moraschini. O, meglio: su come e quando deciderà di premere il tasto «start» al nuovo assetto.

Unità

Quella attorno a Moraschini non è una coalizione virtuale: tutti i segretari hanno dimostrato di sostenerlo, ma le geometrie diventano variabili quando si tocca il tasto delle aspettative. Un bell’impiccio (e una bella responsabilità), insomma. La dimostrazione sta nel fatto che il centrodestra è sì politicamente granitico, ma tirata la riga non si può certo dire che la questione deleghe stia andando liscia come l’olio: sembrava, sul finire della scorsa settimana, ma in una notte (che non sempre porta consiglio) tutto è andato a monte.

Cosa pensano gli «attori di maggioranza» in questa storia (alias: le segreterie dei partiti)? Diego Zarneri (Fratelli d’Italia) tiene alto il morale al suo presidente: a lui – dice – «va il merito di aver sempre anteposto la buona amministrazione agli interessi di parte e va ringraziato per la diplomazia investita finora per garantire all’ente stabilità e operatività». Il punto di caduta politico arriva a questo punto della frase: «Chi strumentalizza il lavoro di questi mesi cerca solo alibi per mascherare l’inconsistenza della propria proposta politica. Le segreterie seguiranno il presidente che ha massima fiducia nelle scelte con cui costruirà il nuovo assetto: ha a disposizione tutte le possibilità». Pieno mandato.

E la Lega? Roberta Sisti apre, ma a patto di non ritrovarsi comandata a casa sua, per parafrasare. Testualmente: «Prendiamo atto che il centrosinistra si è spaccato. Il presidente sa che può contare su una maggioranza solida. La Lega predilige un governo di centrodestra, ma è chiaro che si deve uscire dall’impasse: con senso di responsabilità si attendono sviluppi, ma sia chiaro: alla Lega non si pongano veti sui nomi della vicepresidenza, perché a casa nostra scegliamo da soli». Come a dire: il tabù sull’apertura al centrosinistra può cadere, ma sulla vicepresidenza a Fabio Rolfi non si tratta.

Coalizione

Forza Italia e Lombardia Ideale manifestano una sfumatura più orientata al solo governo di centrodestra, perché – sostengono – così si era rimasti dopo l’incontro di coalizione. Spiega Marco Ferretti per gli azzurri: «Stiamo lavorando con gli alleati per raggiungere l’obiettivo di costituire un governo di centrodestra, capace di dare risposte concrete alle istanze del territorio. Ci siamo presentati uniti e stiamo lavorando uniti». Sulla stessa lunghezza d’onda è Nicoletta Benedetti (Lombardia Ideale): «Ci siamo riuniti venerdì con l’obiettivo di lavorare per fare il governo di centrodestra senza veti, visto che una maggioranza c’è e i numeri anche».

È evidente a tutti che a fare il governo di centrodestra, larghe intese o no, sono i numeri: il centrodestra ha la maggioranza dei consiglieri a prescindere. La patata bollente, semmai, sta nel deleghe-gate. E se la matassa non si sbroglia alla svelta, il rischio è che a intervenire, dopo quattro mesi di «cottura a bagnomaria», siano i più alti in grado: le segreterie regionali. 

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