Abbattere i dazi autoimposti in Europa per prepararsi a quelli Usa

Pierluigi Cordua
I rischi per il sistema industriale bresciano nello scenario commerciale internazionale
Il presidente americano Donal Trump - © www.giornaledibrescia.it
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La temporanea sospensione dei dazi «reciproci» imposti dal presidente statunitense Donald Trump annunciata nella giornata del 9 aprile è una notizia positiva che non deve però fare abbassare la guardia agli operatori di mercato sul fatto che, ad oggi, le nostre imprese competono in un contesto di mercato complesso e dinamico.

Come Confapi Brescia, osserviamo da vicino la realtà del nostro tessuto produttivo e invitiamo le istituzioni a cogliere il fatto che viviamo un momento decisivo per l’economia globale che imporrà scelte vitali per il futuro del sistema industriale europeo, dunque a cascata di quello italiano, lombardo e bresciano.

 Motori dello sviluppo del Vecchio Continente oggi in bilico tra nuove minacce e sorgenti opportunità in un contesto complesso.

I dazi statunitensi, ma anche l’imminente maxipiano industriale tedesco, l’intelligenza artificiale, le novità del superciclo delle materie prime e i trend di sfiducia dei consumatori in ascesa in tutto l’Occidente contribuiscono a disegnare uno scenario complesso per le imprese e gli operatori in cui, ora più che mai, è necessario fare sistema e giocare di squadra come territorio, a livello bresciano, lombardo, italiano.

E, al contempo, rendersi conto che alcune partite possono essere giocate e vinte solo alla base, ovvero a livello europeo.

Confapi Brescia accoglie con favore ogni decisione che si orienti alla creazione di mercati aperti, dinamici, competitivi e in cui barriere di ogni tipo alla libera circolazione delle merci, dai dazi a ogni forma di dumping, siano rimossi.

Proprio per questo, invitiamo le istituzioni nazionali e quelle europee a sfruttare questi novanta giorni di tregua per prepararsi nel migliore dei modi a un possibile ritorno di fiamma della guerra commerciale.

Qual è la prima mossa da compiere? Iniziare a rimuovere quelli che Mario Draghi, in un editoriale sul Financial Times, a febbraio ha definito «dazi autoimposti» che affliggono l’Unione.

Mario Draghi - © www.giornaledibrescia.it
Mario Draghi - © www.giornaledibrescia.it

L’Europa ha aumentato le sue barriere interne mentre nel mondo si riducevano i freni alla libera circolazione delle merci per l’incedere di una globalizzazione che a lungo ci ha visti vincitori, tanto che dal 1999 ad oggi il commercio come quota del Pil è salito in Europa dal 31 al 55%, ricordava Draghi.

Quali barriere devono essere riconsiderate? Tutte le regolamentazioni che vincolano, per motivi politici, la neutralità tecnologica, la libera manifestazione delle forze di mercato, l’innovazione: pensiamo alle norme prescrittive del Green Deal, come l’imposizione del passaggio al 100% elettrico nell’automotive o le pesanti regolamentazioni della chimica che di recente hanno spinto Versalis a cessare, perché troppo antieconomica, la produzione di chimica di base in Italia.

L’Europa rischia di creare un sistema in cui a una domanda anemica si rischia di sommare un freno all’offerta capace di creare un cortocircuito, e abbattere i dazi autoimposti servirà, ora più che mai, per prepararsi a qualsiasi evenienza nello scacchiere commerciale globale.

Un altro elemento chiave dello scenario economico attuale è la crescente influenza della Cina, sempre più protagonista dell’economia globale.

La sua capacità di dettare le regole nei mercati delle materie prime, il dominio nella produzione tecnologica e il rafforzamento delle rotte commerciali globali impongono all’Europa e all’Italia di ridefinire le proprie strategie economiche in senso più competitivo, anche alla luce del fatto che l’offensiva daziaria persistente degli Usa verso Pechino scaricherà parte delle merci cinesi sui nostri mercati.

Grandi dinamiche richiedono strategia e, ora più che mai, le decisioni prese a livello globale impattano ogni tessuto locale, specie quelli aperti al mercato e al commercio come è il caso di Brescia.

Per affrontare queste sfide, il sistema economico italiano deve sviluppare una visione strategica di lungo periodo, che coniughi sostenibilità, innovazione e cooperazione tra imprese, istituzioni e territori. Solo così sarà possibile trasformare le difficoltà attuali in opportunità di crescita e sviluppo.

E Brescia, ora più che mai, con la sua cultura d’impresa e la sua vocazione all’export può essere un modello vincente di sinergie di questo tipo, vitali per non restare schiacciati nella competizione globale.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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