Amministrative 2024, chi sta con chi: le alleanze nei comuni bresciani al voto
In alcuni casi, specie quando si pensa ai territori più piccoli, c’è chi parla di «consultazione minore». Ma nessuna elezione lo è, perché tutte – e in special modo quelle comunali – servono a cogliere e a dare segnali sull’andamento sociale e politico. E poi le Amministrative 2024 dell’8 e del 9 giugno sono la prima consultazione territoriale rilevante con ricadute che sconfinano la stretta amministrazione locale. Con l’aggiunta di Bagnolo Mella sono diventati 144 i comuni bresciani che si affacciano al voto.
Le prime ricadute
La prima ricaduta è il test politico: non solo tra centrodestra e centrosinistra, ma anche all’interno di un centrodestra che ha visto cambiare il suo baricentro. Cinque anni fa, quando pure le Amministrative erano appaiate alle Europee, l’impronta era stata la trazione leghista: il partito di Salvini aveva fatto l’asso pigliatutto. Oggi, almeno sulla carta, la mano migliore la detiene Fratelli d’Italia, ma non è detto che a livello locale (parlando delle candidature a sindaco) si possa manifestare con la stessa dirompenza della Lega di cinque anni fa, perché interrompere una continuità percepita come vincente – soprattutto nei paesi, dove il civismo è nel «dna» delle comunità – è un rischio enorme che potrebbe far perdere terreno.
La seconda ricaduta delle elezioni di primavera tocca direttamente il Broletto che verrà. Il Consiglio provinciale si prepara al rinnovo entro settembre e la geografia politica che uscirà dalle Amministrative 2024 sarà decisiva. Alla luce di questo quadro, come si stanno muovendo partiti e coalizioni?
La destra
La strategia del centrodestra la spiega il segretario provinciale di Fdi, Diego Zarneri: «Laddove c’è una continuità vincente, non si cambia. Negli altri casi, si punta su chi ha più chance e ci si regola nell’alveo della Giunta. L’obiettivo di Fdi è quadruplicare gli amministratori: in tutti i Comuni abbiamo una sezione».
Entrando nel merito e partendo dai cinque territori sopra i 15mila abitanti la situazione è questa: per Montichiari vige la continuità, lo stesso vale per Concesio dove Fdi, che era fuori dalla maggioranza, si ricompatterà con Lega e Fi. A Chiari, Fdi ha proposto un nome su cui spera di far convergere gli alleati.
Lumezzane e Ghedi sono invece due grattacapo: tanto il partito della premier quanto gli azzurri hanno manifestato forti dubbi sugli uscenti. In particolare Lumezzane sconta le divisioni interne al Carroccio e anche gli alleati temono che questo possa «indebolire ulteriormente una ricandidatura del sindaco uscente» (a decidere per la Lega, in entrambi i casi, sarà il partito regionale).
La panoramica dei piccoli e dei piccolissimi è invece meno ingarbugliata (l’intesa è pressoché raggiunta), fatta eccezione che per due casi in cui il centrodestra potrebbe spaccarsi. Il primo è Salò, dove Forza Italia si è già schierata a sostegno della corsa civica di Gianantonio Citroni. Fdi e Lega stanno riflettendo: se il partito di Meloni non avrà garanzie di ottenere una grossa rappresentanza in Giunta, potrebbe decidere di «ballare da solo». A Carpenedolo, invece, potrebbe essere la Lega a fare la solista: Fdi spinge l’ex vicesindaco Tiziano Zigliani, mentre il Carroccio vorrebbe capitalizzare il lavoro svolto in opposizione con Luca Franzoni, ma potrebbe fiorire una terza lista composta da una parte di centrodestra e Azione.
Il centrosinistra
In casa centrosinistra (dove nei Comuni sotto i 15mila abitanti, per statuto, sparisce il simbolo di partito), i big sono un passo avanti, tranne Concesio: lì i giochi sono ancora aperti. In fase di definizione ci sono anche Orzinuovi, Mairano, Carpenedolo e Salò. «Noi non decidiamo i candidati a tavolino – rimarca il segretario provinciale del Pd Michele Zanardi –. Da anni stiamo lavorando per essere più aperti e inclusivi possibile: il tavolo del centrosinistra si è rivelato vincente». Il caso che sta creando più tensioni è Sarezzo, dove la coalizione si è sfasciata: Italia Viva correrà con il centrodestra.
Azione
E Azione? «Per noi è il primo vero banco di prova – ammette il segretario provinciale Marco Garza –. Le trattative sono complesse, perché in alcuni casi potremmo essere determinanti: il nostro è un elettorato d’opinione, il primo metro di misura è il buono o il cattivo governo degli uscenti, anche per questo hanno ampio raggio di manovra i referenti sul territorio. L’obiettivo primario è formare la classe dirigente del futuro». Tirata la riga, c’è il feudo di Massimo Vizzardi: la lista Chiari virtuosa potrebbe ripresentarsi in solitaria. Ci sono alcuni casi, poi, in cui il dialogo con il centrodestra è aperto: Salò, Edolo (si profila un listone unico pro Masneri), Concesio, Sarezzo, Padenghe e Mazzano.
La scacchiera ha iniziato a prendere forma.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@Buongiorno Brescia
La newsletter del mattino, per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città, provincia e non solo.