Passione Meteo

Giuliacci in Cattolica: «Lago di Garda simbolo della crisi climatica ma no spettacolarizzazione»

Il meteorologo ospite a Brescia: «Il mondo non finirà tra pochi anni ma bisogna far capire che cambierà in maniera radicale. E in peggio»
IL CLIMA SECONDO GIULIACCI
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Un tavolo di confronto a tutto tondo su clima, meteorologia, informazione e la necessità di bilanciare la comunicazione sull’ambiente, combattendo i negazionismi da una parte ed evitando gli allarmismi dall’altra. 

La sede del faccia a faccia aperto alla presenza degli studenti Dams dell’Università Cattolica di Brescia è stato l’ultimo incontro di «The Newsroom», ciclo di incontri sul giornalismo di crisi con professionisti del settore organizzato all’interno della facoltà di Lettere e Filosofia. La discussione su percezione, narrazione ed effetti della crisi climatica in Italia è stata affidata al meteorologo e conduttore Mediaset Andrea Giuliacci e al vicedirettore di Rainews Oliviero Bergamini

Tra icone e spettacolarizzazione 

È stato proprio il noto volto della tv privata a fare riferimento al Bresciano: «Il Garda è diventato l’emblema di questa crisi climatica. Ma è fondamentale non cadere mai nella spettacolarizzazione o nella personalizzazione del problema. Greta Thumberg ha avuto il merito di far puntare i riflettori sulla crisi, ma non può essere la portavoce della comunità scientifica. Allo stesso modo, la passerella dell’isola di San Biagio sul lago di Garda non può diventare motivo di divertimento o di svago turistico, perché così si perde di vista la gravità del fenomeno».

Proprio sull’importanza delle icone - come la fotografia dell’istmo riemerso che ha fatto il giro del mondo come rappresentazione dell’allarme siccità - ha fatto riferimento Bergamini: «Non è semplice per il mondo dei media fare riferimento a quelle immagini simbolo senza cadere nella banalizzazione o nella drammatizzazione. La narrazione ha bisogno di un equilibrio».

Facce della stessa medaglia

E se il giornalismo deve soppesare parole e toni della comunicazione, per Giuliacci la prima responsabile di una distorta percezione è la scienza: «Il problema nasce dai climatologi e dai meteorologi. La scienza in questi anni non è riuscita a comunicare a dovere il problema anche ai professionisti dell’informazione».Così anche sulle questioni ambientali sul web sono ben presto proliferate le fake news.

«Dobbiamo combattere il negazionismo e far capire che siccità e alluvioni siano due fenomeni legati tra loro. Dal momento che fa più caldo, nell’atmosfera c’è più energia. Ed è per questo che quando all’improvviso le perturbazioni arrivano sull’Italia ormai insistono per settimane o mesi. Dobbiamo abituarci al fatto che il futuro sarà così».

Triplice sostenibilità

Per i relatori, però, la distorsione passa anche dall’eccessivo allarmismo. «Dire che il mondo finirà tra pochi anni è controproducente, bisogna far capire che il mondo cambierà in maniera radicale, e in peggio, entrando nel dettaglio. Così da avvicinare il problema alla quotidianità delle persone». Qual è, allora, la via d’uscita? «Azzerare le emissioni è irrealistico - conclude Giuliacci -. La sostenibilità, anche secondo gli enti internazionali e la comunità scientifico, mette al centro l’uomo e deve essere triplice: ambientale, sociale ed economica. Non possiamo piantare 500 alberi al posto di un’azienda, se il prezzo da pagare è povertà e meno posti di lavoro. Bisogna trovare un compromesso tra tutte le parti per il futuro».

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