Passione Meteo

Come si formano i chicchi di grandine

Riccardo Paroni
Ieri mattina un violento temporale ha colpito alcune zone della nostra provincia, ma non è una novità: ecco in cosa consiste il fenomeno
Un chicco di grandine - Fotografia Diego Paroni
Un chicco di grandine - Fotografia Diego Paroni
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Ieri mattina un violento temporale ha colpito alcune zone della nostra provincia, con locali grandinate. In particolare, nella zona compresa tra Rovato, Erbusco e Coccaglio sono caduti chicchi di notevoli dimensioni, che hanno danneggiato tetti e automobili. Purtroppo, non è una novità: le cronache degli ultimi anni sono ricche di eventi simili. Basti pensare alle disastrose grandinate che un anno fa, nel mese di luglio, flagellarono a più riprese la nostra provincia.

Per capire meglio questi fenomeni dobbiamo fare un breve viaggio nel cuore dei cumulonembi, enormi ammassi nuvolosi al cui interno soffiano venti molto intensi, che i meteorologi chiamano correnti ascensionali. Nella loro danza turbinosa, trasportano minuscoli cristalli di ghiaccio verso l’alto e verso il basso. La forza di questo “ascensore” naturale è direttamente proporzionale alla dimensione dei chicchi: finché le correnti riescono a trascinare verso l’alto la grandine, possono formarsi nuovi strati di ghiaccio, e quando il loro peso non è più sostenibile, cadono rovinosamente al suolo, con tutte le conseguenze del caso. La dimensione dei chicchi è dunque legata alla forza delle correnti che soffiano all’interno dei cumulonembi: più è intenso il temporale, più è probabile la formazione della grandine.

A questo punto, la domanda sorge spontanea: perché negli ultimi anni abbiamo assistito così spesso a disastrose grandinate? Il motivo è semplice: il riscaldamento globale, provocando un aumento delle temperature, fornisce all’atmosfera un surplus di energia, che deve trovare una valvola di sfogo. Ecco spiegati i temporali sempre più intensi, che spesso sono forieri di grandine di notevoli dimensioni. La nostra città, tuttavia, rappresenta un caso particolare: se è vero che, a livello provinciale, sono aumentati i fenomeni estremi, negli ultimi anni le grandinate a Brescia città sono diventate meno frequenti. Si tratta solo di un’eccezione a livello locale, che non smentisce la tendenza complessiva: l’estremizzazione del clima, anche nel Bresciano, è una triste realtà.

Il meteoquiz

I temporali di ieri mattina hanno favorito un temporaneo calo termico, ma nel pomeriggio le massime hanno superato i 32-33°C ed ora le previsioni annunciano una nuova, intensa ondata di caldo, destinata a raggiungere l’apice durante il fine settimana. Le temperature, per l’ennesima volta, supereranno abbondantemente la media del periodo. Nell’attesa, ecco la soluzione dell’ultimo meteoquiz: a Brescia, all’alba del 22 agosto 1963, la temperatura scese fino a +7,6°C, stabilendo un vero e proprio record di freddo. Ormai rilevare temperature superiori alla media è diventata un’abitudine e, di conseguenza, è difficile ricordare quali siano le medie di riferimento. Proviamo a pensare alla prima decade di settembre, ormai alle porte, e prendiamo in considerazione la media relativa al trentennio che va dal 1991 al 2020.

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