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Val Salarno, un progetto per salvare il santuario dell’alpinismo

Un gruppo di scalatori bresciani definirà le linee guida per apertura e riattrezzatura etica delle vie, nel rispetto della roccia
Le pareti della Val Salarno a Saviore - © www.giornaledibrescia.it
Le pareti della Val Salarno a Saviore - © www.giornaledibrescia.it
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Tra le valli bresciane del gruppo dell’Adamello c’è un santuario nel quale ci si muove con discrezione, sulla punta dei piedi ma anche delle dita. I pellegrini che lo frequentano, più che a percorsi di ascesi, si dedicano a realizzare ascensioni alpinistiche, attività che fa innalzare corpo e spirito verso il cielo. Il santuario in questione è rappresentato delle splendide pareti della Val Salarno a Saviore, un patrimonio naturalistico e alpinistico di prim’ordine nei confronti del quale ha preso corpo un’importante iniziativa di valorizzazione chiamata «Progetto Salarno».

Firmatari del manifesto che definisce le linee guida del progetto sono i principali protagonisti dell’arrampicata moderna in Val Salarno: Marco Preti, Mario Roversi, Alberto Damioli, Sandro Zizioli, Alberto Franchini e Matteo Rivadossi. Portano la loro firma alcuni dei capolavori tracciati sulle eleganti pareti del Corno Miller, dei Corni di Salarno, del Cornetto di Salarno e delle sue articolate elevazioni, del Corno Triangolo, del Corno Gioià, delle Cime di Poia e del Coster del Rifugio. Le vie che hanno tracciato questi alpinisti bresciani continuano ad offrire occasioni di divertimento e di ingaggio, talvolta non disgiunte da sudori freddi, alle diverse cordate che decidono di ripeterle.

Unicità e salvaguardia

Un santuario di roccia nel cuore dell'Adamello - © www.giornaledibrescia.it
Un santuario di roccia nel cuore dell'Adamello - © www.giornaledibrescia.it

Dopo il periodo di salita delle linee classiche, a partire dall’ultimo ventennio del secolo scorso l’evoluzione dei materiali ha consentito a cordate ispirate di affrontare anche le più compatte e repulsive placche tonalitiche, spesso con scarsa attrezzatura, e ricorrendo ai chiodi autoperforanti, sempre rigorosamente messi a mano, solo dove la roccia non offriva altre possibilità per proteggersi.

Il gruppo di alpinisti bresciani che ha avviato il Progetto Salarno si è mosso a partire dalla consapevolezza che questa valle conserva, nell’etica di apertura delle vie, un carattere di unicità nel contesto dell’intero arco alpino, e merita di essere risparmiata dall’utilizzo del trapano in parete. Verranno quindi stese delle linee guida per regolamentare l’apertura di nuove vie e per riattrezzare quelle esistenti, chiedendo il rispetto dello stile di un itinerario tracciato su una determinata parete.

Il Progetto Salarno prevede addirittura una richiodatura etica. Mediante l’adozione di una novità tecnica si garantirà il massimo rispetto per la roccia estraendo i vecchi tasselli e sostituendoli con materiale inox, nello stesso foro, senza fare uso del trapano.

Anche una guida

Un altro punto qualificante riguarda la pubblicazione di una guida completa di tutte le vie classiche e moderne della valle, arricchita, oltre che con fotografie e disegni di dettaglio, con relazioni e immagini d’epoca, racconti e aneddoti. L’iniziativa del Progetto Salarno ha riscosso anche l’adesione di Rino Ferri, gestore del Rifugio Prudenzini, struttura strategica per escursionisti e alpinisti che frequentano la valle. Si garantirà così, nel centro delle Alpi, la conservazione del santuario dell’alpinismo bresciano.

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