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Scialpinismo, le guide alpine lanciano l'allarme: «Sui ghiacciai è già un labirinto di crepacci»

Lo scarso innevamento genera instabilità dei ponti di neve e aumenta pesantemente i rischi per alpinisti e sciatori: «Massima attenzione»
Scialpinisti in risalita - © Foto di Beppe Serra tratta da zoom.giornaledibrescia.it
Scialpinisti in risalita - © Foto di Beppe Serra tratta da zoom.giornaledibrescia.it
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I cambiamenti climatici investono da vicino l’alta montagna e spalancano insidie per gli appassionati di sport che la frequentano.

Mentre fino a pochi anni addietro avveniva generalmente in queste settimane l’inizio del periodo migliore per praticare lo scialpinismo in quota, lo scarso innevamento attuale ha causato l’apertura di numerosi crepacci e l’instabilità dei ponti di neve, mettendo a repentaglio l’incolumità di alpinisti e scialpinisti.

L'allarme

Alcune settimane fa ha messo in guardia per la prima volta su questa situazione la Commissione Glaciologica della Società Alpinisti Tridentini, con particolare riferimento alle osservazioni condotte sul ghiacciaio dell’Adamello-Mandrone.

Un’allerta ulteriore è stata diffusa in questi giorni anche dal Collegio Nazionale delle Guide Alpine italiane, le uniche figure professionali riconosciute che possiedono una preparazione completa e specifica di elevato standard qualitativo per tutte le attività che si possono praticare in montagna.

Condizioni ambientali particolari sono attualmente diffuse su tutto l’arco alpino e richiedono precauzioni aggiuntive. Lo ricorda in un’intervista Mario Ravello, geologo e guida alpina: «Sciando sulla Vallée Blanche, ad esempio, ho incontrato zone dove è difficile muoversi e bisogna affrontare dei passaggi obbligati senza perdere il controllo degli sci; dove prima si sciava tranquilli, perché la neve rendeva il pendio uniforme, ora ti ritrovi in un labirinto di crepacci».

La raccomandazione riguarda la necessità di interpretare le caratteristiche del terreno in modo corretto per prevedere la presenza dei crepacci, mentre in altri settori dove il ghiacciaio è scomparso si può procedere più tranquillamente. La stessa accortezza va mantenuta nel transitare sopra un ponte di neve, che in concomitanza con precipitazioni ridotte può costruirsi nel tempo ma con spessori ridotti che non sono in grado di reggere il passaggio di uno sciatore.

La progressione sul ghiacciaio

È ancora Ravello a rispondere a come si affronta la progressione sul ghiacciaio in queste particolari condizioni: «Bisogna conoscere la dinamica dei ghiacciai, in particolare qual è il loro comportamento in risposta alle variazioni di inclinazione del substrato su cui scorrono: quando il cambio di pendenza aumenta bruscamente, sul ghiacciaio si formano i crepacci, vere e proprie linee di rottura all’interno della massa glaciale; quindi, anche quando il ghiacciaio è ricoperto dalla neve è possibile immaginare dove i crepacci possono nascondersi. Di conseguenza la cordata, avvicinandosi a un cambiamento di pendenza significativo, assumerà un comportamento adeguato adottando quelle strategie che portano alla riduzione del rischio in particolare realizzando una traccia il più possibile perpendicolare all’orientamento dei crepacci».

Dato che l’interpretazione delle condizioni della neve richiede notevole esperienza, l’accompagnamento di un professionista negli ambienti di alta quota rappresenta la modalità più indicata per ridurre la propria esposizione al rischio.

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