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Rifugi alpini, la neve primaverile rende incerta la data d’apertura

Ruggero Bontempi
A causa delle abbondanti precipitazioni gestori spesso costretti a rinviare l’inizio della stagione
Neve al rifugio Garibaldi, ai piedi dell'Adamello
Neve al rifugio Garibaldi, ai piedi dell'Adamello
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Primavera di pioggia e di neve, e condizioni ambientali particolari sulle montagne con le quali devono fare i conti i gestori dei rifugi.

Il maltempo che ha caratterizzato lo scorso mese di maggio e l’inizio di giugno, con piogge diffuse e abbondanti su tutta la provincia di Brescia, ha riversato alle quote più elevate abbondanti precipitazioni nevose. Lo splendore della distesa bianca che mostra il Pian di Neve dell’Adamello in questi giorni giustifica pienamente il suo dolce nome, e la quantità rilevante di neve caduta, straordinaria rispetto all’andamento delle ultime stagioni, è certificata dalle misure che sono state effettuate da glaciologi lombardi e trentini.

Nuova fruizione

I depositi nevosi conferiscono un carattere speciale agli ambienti di alta montagna, ma la loro presenza manifesta anche l’effetto di posticipare o di rendere più incerte le date di apertura dei rifugi alpini. Le strutture in quota attraversano peraltro da alcuni anni un periodo di profonde trasformazioni nelle modalità di frequentazione e in virtù della domanda di servizi diversi sono chiamate sempre più frequentemente, oltre che ad offrire ristoro e un posto per dormire, a diventare punti di incontro qualificato con l’ambiente naturale, con la cucina e con la cultura alpina.

Il neopresidente della sezione di Brescia del Club Alpino Italiano, Renato Veronesi, racconta che «non riscontriamo più solo la presenza di persone consapevoli di trovarsi in ambienti di "delicato equilibrio", ma è in crescita il numero di quanti chiedono, in un rifugio, di poter ottenere i servizi e gli agi dei quali si dispone nei contesti urbani».

Il contesto delle alte quote dove si collocano queste strutture è fragile dal punto di vista ambientale, anche in relazione agli effetti dei cambiamenti climatici, rispetto ai quali i gestori devono fare i conti con nuove sfide. L’isolamento e la posizione elevata rendono inoltre complicato e costoso l’approvvigionamento dei viveri e dei materiali necessari, disporre della corrente elettrica e dell’acqua da usare per varie funzioni, organizzare i servizi di smaltimento corretto dei reflui e dei rifiuti.

Fondi Cai per manutenzione

«La sezione di Brescia del Cai - sottolinea ancora il presidente Veronesi - ha messo a disposizione fino ad oggi per l’anno corrente oltre 205.000 euro per effettuare lavori migliorativi e di manutenzione nei suoi rifugi. E a queste risorse economiche si aggiungono altri 136.000 euro di contributi vari. In considerazione del fatto che il tema dell’approvvigionamento idrico ed energetico è sempre più rilevante, abbiamo promosso anche un progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico al rifugio Gnutti, con spese a carico dell’Enel».

C’è un continuo fermento quindi nelle strutture alpine verso le quali molti appassionati nutrono un’autentica affezione. L’evolversi delle condizioni ambientali e meteorologiche consentirà nei prossimi giorni di definire con precisione le date di apertura al pubblico.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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