Miriam, la biker green: al Circolo polare con la moto elettrica
«Qui al Circolo polare artico, la mia moto elettrica è la prima che vedono». Parola di Miriam Orlandi, la biker dal cuore green che sta viaggiando da settimane verso l’estremo Nord in sella ad una due ruote ad alimentazione elettrica e che nel pomeriggio di Ferragosto ha raggiunto il limite meridionale della calotta polare, l’ultimo punto da cui si può osservare la cosiddetta notte polare.
E ci è giunta, con sua stessa sorpresa... prima del previsto: «Ero convinta di essere ad una cinquantina di chilometri, ma quando ho visto all’orizzonte l’inconfondibile cupola dell’edificio posto in sua corrispondenza ho dovuto ricredermi». Non senza concedersi un esultante «ce l’ho fatta» che corona 15 giorni di viaggio in sella alla sua Zero, non privi di difficoltà a partire dalla pioggia che l’ha perseguitata più giorni. Un approdo che in ogni caso pare aver emozionato anche l’osteopata bresciana, che dalla partenza ha messo in archivio qualcosa come 4.750 chilometri confidando di procedere per altri 15 giorni a zonzo per il Nord Europa, senza escludere la possibilità di arrivare a Capo Nord.
«Anche se il senso del viaggio resta un altro» racconta al telefono dalla Norvegia Miriam, che ha dato il via il 1° agosto a questo suo ecotour per mostrare come un lungo viaggio possa essere la prova della affidabilità di mezzi più rispettosi dell’ambiente. E nel suo caso non poteva che essere una moto il veicolo scelto: l’amore per le due ruote è alla base delle imprese pregresse che l’hanno vista in viaggio dall’Oman all’Alaska passando per la Nuova Zelanda e l’America Latina. «Qui mi pare di aver fatto un balzo indietro nel tempo, rintracciando nelle persone la stessa voglia di interazione riscontrata nei miei viaggi più risalenti», racconta senza nascondere l’entusiasmo, mentre provvede alla colonnina a fare il pieno - pardòn, la ricarica - alla moto. «Appena le persone mi incontrano, mi chiedono della moto, del mio viaggio, mosse non solo da curiosità, ma anche da un autentico desiderio di confrontarsi».
Certo ad agevolare lo scambio, c’è un aspetto che accomuna la biker bresciana e i suoi interlocutori: «Qui si respira una sensibilità per l’ambiente che trascende le tendenze o le ideologie, ma che denota piuttosto un profondo rispetto e una piena consapevolezza di cosa voglia dire convivere con la natura: ci sono tratti di strada in cui il limite di velocità è imposto solo per scongiurare rischi per gli animali che vivono lì attorno. E ogni 40 chilometri ci sono colonnine per la ricarica elettrica» racconta Miriam che in pochi minuti di conversazione scopre, monitorando l’app che gestisce il tutto, di aver già ricaricato un quarto della capacità della batteria. «Anche se la corrente costa pochissimo, oggi per dire spenderò un solo euro, la gente sceglie auto elettriche perché meno inquinanti». Missione possibile. Già, ma le moto non le avevano ancora incrociate... «Me lo hanno confermato le persone incontrate qui appena arrivata al Circolo polare artico, che hanno peraltro calato letteralmente un cavo dalla finestra per consentirmi di ricaricare la moto gratis. E che mi hanno invitata a cena stasera, dove mi attendono dei motociclisti ai quali vogliono mostrare il mio mezzo».
In ogni caso, Miriam ha una percezione chiara e netta: «Arrivando al Circolo polare artico ho avuto la certezza che si potesse fare. Che quell’altro mondo che ho sempre creduto possibile è quello in cui vive questa gente. L’ecologia non è una filosofia, non è un modo di pensare, qui è semplicemente il normale vivere. Ho compreso che il mio non è un sogno, ma è qualcosa che in Norvegia sta già avvenendo». Insomma, l’arrivo di un viaggio che forse stimola anche noi, idealmente, a metterci in marcia.
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