Le nuvole: coperta climatica e rifugio per poeti
Venticinque anni fa, nel mese di gennaio 1999, ci lasciava il cantautore genovese Fabrizio De André, poeta anarchico dolce e arguto, costantemente dalla parte dei deboli e autore di canzoni apprezzate da diverse generazioni. De André era un amante degli animali e della natura, e in questa, nell’esercizio della sua arte, ha trovato ispirazione dedicando spazio anche alle nuvole: «Vanno vengono, per una vera mille sono finte, e si mettono lì tra noi e il cielo per lasciarci soltanto una voglia di pioggia». È un passaggio della sua canzone «Nuvole».
Il termine, come De André dimostra, è preferenzialmente utilizzato da poeti e scrittori, mentre gli scienziati preferiscono parlare di nubi. Accantonando le varianti lessicali entrambe le parole si riferiscono allo stesso fenomeno di origine naturale, che descrive un raggruppamento di goccioline d’acqua o di minuscoli cristalli di ghiaccio in sospensione nell’aria.
Le nubi
Lo strato dell’atmosfera più prossimo alla superficie terrestre nel quale sono collocate le nubi si chiama troposfera, e accoglie circa i tre quarti di tutta la massa gassosa dell’atmosfera terrestre. Il ciclo dell’acqua che vede protagoniste le nubi stesse, e tutti i processi chimici e fisici che rendono possibile la vita sul nostro pianeta, avvengono in questo sottile strato che si estende fino ad una quota massima di circa 15.000 metri sopra la superficie della terra.
Leggere il cielo è una buona abitudine anche per molte persone che frequentano la montagna, e cercano di interpretarne i segni e le possibili evoluzioni per evitare di trovarsi in situazioni potenzialmente pericolose. Le nubi risentono anche del riscaldamento globale e degli effetti dei cambiamenti climatici. Stanno infatti aumentando in anni recenti precipitazioni localizzate molto violente, che provocano temporali di forte intensità e in ambiti geografici ristretti, come accaduto diffusamente anche nella nostra provincia.
Inoltre stanno assottigliando il loro spessore le grandi distese di nubi che coprono una parte significativa degli oceani, con un effetto che genera una diminuzione della capacità della coltre nuvolosa di agire come «coperta» nei confronti della Terra, limitando così l’aumento della temperatura. È ancora Faber a interpretare poeticamente il significato delle nuvole: «Vanno vengono ritornano, e magari si fermano tanti giorni che non vedi più il sole e le stelle, e ti sembra di non conoscere più il posto dove stai».
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