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L’alpinista bresciano Daniele Frialdi è diventato accademico del Cai

Ruggero Bontempi
Sale così a 10 il numero di bresciani attualmente inseriti all’interno dell’istituzione che accoglie il gotha italiano della montagna
Daniele Frialdi - © www.giornaledibrescia.it
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Un altro scalatore della nostra provincia è entrato a fare parte del Club alpino accademico italiano. Il prestigioso sodalizio che ha sede a Torino, fondato nel 1904, ha accolto ufficialmente in questi giorni tra i suoi componenti anche Daniele Frialdi, classe 1980, nato a Brescia e residente a Brione.

La presentazione della sua candidatura, avviata come da prassi da parte di altri due soci, ha ottenuto un gratificante parere positivo unanime nei passaggi tra le varie commissioni.

Sale così a dieci il numero di bresciani attualmente inseriti all’interno dell’istituzione che accoglie il Gotha degli alpinisti italiani, dato che in precedenza erano state accettate le candidature di Claudio Bonardi, Leonardo Gheza, Claudio Inselvini, Filippo Nardi, Maurizio Piccoli, Francesco Prati, Franco Solina, Giacomo Stefani e Marco Taboni.

Daniele Frialdi è attualmente direttore del Circolo Rocciatori Ugolini e da 15 anni istruttore della stessa società, e frequenta la montagna fin da bambino.

A supporto della candidatura ha presentato un curriculum che testimonia grande versatilità, composto da una selezione di oltre 300 salite su ghiaccio, roccia, terreno misto moderno e pareti di alta quota. Pratica un alpinismo di classe, dedito alla ripetizione di importanti vie storiche (Pilone Centrale del Freney, Grandes Jorasses, Grand Pilier d’Angle, Pilastro Rosso del Brouillard) ma anche alla scoperta di nuove linee, spesso in cordata con l’amico Marco Verzeletti.

Oltre che sulle vicine pareti dei gruppi dell’Adamello e delle Dolomiti di Brenta ha portato a termine importanti salite anche sul Monte Bianco, Eiger, Sassolungo, Catinaccio, Lavaredo e Marmolada, e fino alle Montagne Rocciose Canadesi dove ha scalato alcune difficili cascate di ghiaccio.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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