L’affascinante trekking per tutti: dalle Piramidi di Zone al Monte Guglielmo
Dalle Piramidi al monte. Sembra il titolo di un romanzo e invece è la didascalia di uno dei sentieri più apprezzati dagli escursionisti bresciani e non. Si tratta del trekking itinerario da Zone al Monte Guglielmo.
Percorso
Il sentiero inizia dal borgo del paese, dove è possibile lasciare l’auto prima di iniziare l’escursione: da qui si comincia a seguire le prime indicazioni per il Guglielmo, ma prima si fa tappa nel cosiddetto Bosco degli Gnomi, dove è possibile ammirare alcune sculture in legno posizionate lungo il tracciato. La mulattiera acciottolata entra in un lungo tratto contraddistinto da decine di fantasiose, grottesche, talvolta inquietanti sculture lignee intervallate a distanze regolari.
Il tracciato, con forte pendenza, si inoltra nella Valle Vandul: proseguendo lungo il sentiero si raggiunge un bivio dove è possibile scegliere tra due percorsi, il n. 227 o il 227A, più ripido nel bosco ma che consente di guadagnare tempo. Raggiunte la Malga Casentina il percorso riprende su di un sentiero più stretto ma non difficile fino ad un prato in prossimità della malga Palmarusso di Sotto.
Seguendo le indicazioni bisogna poi proseguire fino ad una pozza e infine al Rifugio Almici. Da qui si può imboccare l’ultimo tratto di sentiero per raggiungere la vetta del Monte Guglielmo, dominata dal monumento del Redentore e da cui ammirare un paesaggio mozzafiato. In questo periodo, non appena le prime nevicate coprono di bianco le cime più alte dei monti ogni sguardo viene attratto dal gigante conosciuto da tutti i bresciani: «el Gölem».
Sulla vetta
Sulle carte geografiche il suo nome era Culmine, ma il dialetto della gente lo trasformò e la linguistica fece il resto. Dalla vetta chiamata Castel Bertino l’occhio spazia a 360 gradi su un paesaggio che pare dipinto; una rosa dei venti, scolpita nella pietra e posta a 1949 metri, indica all’escursionista i punti cardinali.
Sulla vetta della montagna si arriva però anche da altri sentieri: da Pezzoro, dalla Pontogna, da Caregno, dalla Val di Inzino, dalla Croce di Marone. Due o tre ore di cammino, d’inverno nel biancore della neve. Per circa un secolo la cappella al Redentore è rimasto l’unico avamposto della cima. Da qualche tempo a farle compagnia c’è la figura in bronzo di Paolo VI. I due monumenti, a pochi metri di distanza, sono legati da un unico filo e rappresentano la meta degli escursionisti partiti da Zone ma anche il misticismo che caratterizza il Guglielmo.
Il Dosso Pedalta, a quota 1957 metri di altezza, rappresenta la massima elevazione della dorsale e concede una vista inedita sulle valli e sul lago d’Iseo. Per percorrere questo itinerario gli esperti raccomandano scarponi da trekking. Se il percorso viene svolto nei periodi invernali e c’è la presenza di neve e ghiaccio, si raccomandano ramponi e ciaspole e attrezzatura adeguata.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@Sport
Calcio, basket, pallavolo, rugby, pallanuoto e tanto altro... Storie di sport, di sfide, di tifo. Biancoblù e non solo.