La comparsa di un Larice in alta quota vicino al rifugio Lobbia
Uno degli effetti dei cambiamenti climatici in corso sugli ambienti di montagna riguarda lo spostamento verso l’alto di alcune specie vegetali. L’aumento delle temperature determina la migrazione delle piante a quote più elevate per andare alla ricerca del freddo, e mette a rischio di estinzione le specie che non sono in grado di adattarsi a nuove condizioni ambientali, con sofferenze maggiori per quelle autoctone.
Sopra i livelli altitudinali occupati dal bosco sta avvenendo quindi un fenomeno di rinverdimento che riguarda da vicino anche le Alpi. E non è esente da questi accadimenti il massiccio dell’Adamello.
La ricerca
Un gruppo di botanici afferenti al Museo Civico di Rovereto ha pubblicato lo scorso anno i risultati di una ricerca condotta attraverso la realizzazione di tre campagne di rilevamento condotte negli anni 1991, 2006 e 2021. L’area sottesa dalle indagini si è estesa in prossimità del rifugio Ai Caduti dell’Adamello, edificato a 3040 metri sul livello del mare al Passo della Lobbia Alta, al quale gli alpinisti bresciani sono particolarmente affezionati per numerosi motivi, non ultime le frequentazioni da parte di San Giovanni Paolo II. La scelta del sito d’indagine è stata effettuata in riferimento alla disponibilità dei dati rilevati nel 1935 dal botanico Nino Arietti, tra i più autorevoli conoscitori del territorio bresciano e delle zone limitrofe.
I rilevamenti condotti su una superficie di circa due ettari, estesa dall’altare vicino al rifugio e fino alla Cima Lobbia (3186 metri) e sulla cresta est, hanno confermato un arricchimento nel tempo di specie vegetali. Nonostante la cima sia circondata da ghiaccio e da inospitali pareti di tonalite, in meno di novant’anni il numero delle specie presenti è triplicato, passando da 17 a 51, con un'accelerazione particolare avvenuta nel corso degli ultimi anni. La colonizzazione dei semi avviene grazie all’azione del vento o degli uccelli.
Si ipotizza che le Alpi Retiche meridionali possano subire effetti più intensi del riscaldamento rispetto ad altre aree alpine. Sono sei le specie rilevate che raggiungono sulla Lobbia Alta il loro limite massimo di elevazione sulle Alpi. Particolarmente interessante risulta la presenza di un esemplare di larice alla quota di 3130 metri, che sembra rappresentare il record altitudinale per questa specie. Muovendosi poche decine di metri sotto la Cima Lobbia gli alpinisti che nel corso dell’estate frequentano questa bella zona potranno andare alla ricerca di un testimone dei cambiamenti in corso della vegetazione alpina.
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