In cammino verso il santuario di Santa Maria del Giogo
Foliage e tramonti, è questo il periodo in cui il lago d’Iseo si tinge di varie tonalità che vanno dal giallo all’arancione al rosso nei suoi boschi di latifoglie, a questi si aggiungono i tramonti mozzafiato che vanno dal rosa pallido a quello acceso. Sulzano, incastonato tra lago e montagna offre entrambe queste possibilità, soprattutto percorrendo alcuni dei suoi sentieri che conducono in luoghi molto panoramici.
Uno di questi è il percorso che porta al santuario di Santa Maria del Giogo. Dal centro storico è possibile percorrere l’itinerario indicato come «Percorso rosso» per poter raggiungere alcuni dei punti panoramici più suggestivi del territorio.
Il percorso
Partendo dalla chiesa parrocchiale, si prosegue in salita in Via Diaz, e si continua fino a raggiungere una mulattiera in direzione di Nistisino. In località Nistisino tenere la sinistra seguendo sempre le indicazioni e proseguire sul sentiero fino a Santa Maria. Al ritorno si può fare una variante per la discesa dalla chiesetta di Santa Maria del giogo proseguire oltre seguendo le tracce bianco azzurre del sentiero «3V» fino alla località «Colmi» da cui godere di una vista mozzafiato. Il percorso ritorna poi a Nistisino completando così un anello.
Il santuario di Santa Maria del Giogo è posto a 968 m d’altezza s.l.m e da qui si gode una vista panoramica sia sul Sebino sia sulla Val Trompia; l’edificio è posizionato sull’antica via di transito che collegava il bacino del Sebino alla Val Trompia e a Brescia, dove si incontrano i confini di tre Comuni: Sulzano, Polaveno e Gardone Val Trompia.
Un po’ di storia
La documentazione d’archivio testimonia la presenza di un edificio religioso già nel 1367 quando Santa Maria del Giogo risulta tra le dipendenze del monastero bresciano di Sant’Eufemia. La sua primaria funzione era il soccorso a coloro che per varie ragioni, perlopiù agricole e silvo-pastorali, si trovavano su questo importante camminamento.
La presenza benedettina fu pure arricchita, tra il 1537 e il 1538, dalla figura del letterato Teofilo Folengo autore del Baldus, poema in latino maccheronico. Durante la visita del legato apostolico Carlo Borromeo nel 1580 si rileva che la chiesa, distante due miglia dalla parrocchiale, era piccola e indecente, dotata di tre altari ma priva di sagrestia. Presso la chiesa c’era una stalla per cavalli e buoi.
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