Outdoor

In azione per migliorare la stabilità di bivacchi e rifugi

Ruggero Bontempi
Al via il progetto Resalp, promosso da Club Alpino Italiano e dall’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica
Il bivacco Giannantonj è tra quelli che verranno analizzati col progetto Resalp
Il bivacco Giannantonj è tra quelli che verranno analizzati col progetto Resalp
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Il Club Alpino Italiano e l’Istituto di Ricerca per la Protezione Idrogeologica del Consiglio Nazionale delle Ricerche hanno avviato il progetto Resalp – Resilienza Strutture Alpine, che si prefigge di indagare nei prossimi due anni le condizioni di stabilità geo-idrologica di diciotto rifugi e quaranta bivacchi del Cai collocati a quote superiori a 2800 metri.

L’iniziativa ha un risvolto interessante anche sul territorio della provincia di Brescia. Nel gruppo dei bivacchi selezionati ci sono anche il Giannantonj (a quota 3.168 metri) nei pressi del Passo Salarno, dal quale si ammira uno splendido panorama sul Pian di Neve, e il bivacco Zanon-Morelli (che si trova a 3.149 metri sul livello del mare), struttura che sorge sul versante orientale del Passo Brizio e offre un’ampia visuale nella quale sono compresi il Corno Bianco e le Lobbie.

Il Ministero del Turismo ha messo a disposizione del Cai i fondi necessari per realizzare un’analisi approfondita volta all’individuazione dei segnali rivelatori di condizioni di debolezza degli edifici o delle opere connesse che possano derivare da fenomeni di instabilità di natura geo-idrologica. Ad effettuare i rilevamenti sui bivacchi saranno chiamati guide alpine e geologi conoscitori dei particolari ambienti dell’alta quota, che si avvarranno di un modello standardizzato per le analisi che consentirà di uniformare e interpretare più facilmente i dati raccolti nelle diverse aree dell’arco alpino.

Particolare risalto verrà dato all’individuazione dei processi in corso che possono ricondursi agli effetti del cambiamento climatico sul mantenimento del permafrost. Nelle porzioni di suolo, e nelle masse rocciose nelle quali il ghiaccio agisce come collante, l’innalzamento delle temperature e lo zero termico a quote elevate per lungo tempo favoriscono infatti l’aumento dei fenomeni di instabilità e i processi di degradazione del permafrost, che possono ripercuotersi anche sulle strutture e sulle persone che si trovano all’interno. La scorsa estate ad esempio, proprio a causa del mancato sostegno del ghiaccio, è avvenuto il crollo dello sperone che sosteneva bivacco Meneghello, costruito nel gruppo dell’Ortles-Cevedale sul percorso della celebre traversata alpinistica delle tredici cime.

Il Progetto Resalp si configura come un’esperienza di ricerca scientifica e metodologica nuova per tutto l’arco alpino, dato che studi analoghi hanno riguardato in genere rifugi e bivacchi posti a quote più basse, e a risultarne beneficiata sarà anche una porzione del gruppo dell’Adamello.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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