Giulia Venturelli, l'unica donna bresciana guida alpina: «La montagna è una scuola di vita»
Il Collegio Regionale Guide Alpine Lombardia conta attualmente 220 iscritti che si occupano di accompagnamento e formazione nelle diverse discipline inerenti la montagna. Arrampicata sportiva e tradizionale su roccia naturale, arrampicata su cascate di ghiaccio, alpinismo in alta quota, escursionismo e scialpinismo sono le attività più classiche, alle quali i professionisti della montagna affiancano altri settori di operatività.
Tra gli iscritti al Collegio regionale delle guide alpine – maestri di alpinismo figura anche Giulia Venturelli, nata a Brescia nel 1990, che svolge a tempo pieno questa professione dal 2015, e ha conseguito anche una laurea in scienze del servizio sociale nel 2013. È la prima e la sola bresciana a poter vantare un simile profilo e una delle sole quattro donne di tutta Lombardia che attualmente figurano nell'albo specifico.
Nel suo curriculum risultano salite di grande rilevanza dalle Dolomiti alle più importanti pareti dell’arco alpino, tra le quali il celebre trittico delle nord del Cervino, Eiger e Grandes Jorasses, oltre a spedizioni in Patagonia, Nepal e Perù.
La montagna rappresenta un contesto di grande richiamo in tutte le stagioni, ma affrontarla richiede conoscenze adeguate, prudenza, umiltà e rispetto. Cosa ti chiedono principalmente i clienti che accompagni?
Le richieste principali sono quelle di imparare per poter compiere delle ascensioni in autonomia e affrontare diverse attività. In questi casi suggerisco di partecipare a uno dei corsi che propongo, oppure strutturo un percorso personalizzato, in base alle specifiche esigenze.L’altra grande richiesta è quella di poter realizzare un sogno, una cima di alta quota a piedi o con gli sci, una via di arrampicata, una salita da desiderata.
Hai raccontato di avere voluto intraprendere questa professione per coniugare il lavoro e la passione per la montagna. Quali sono le soddisfazioni principali che ricavi dalla tua attività?
La felicità è rappresentata dalla soddisfazione delle persone che accompagnano in primis, a seguire il mio «ufficio». Sebbene il clima non sia sempre mite la montagna offre una vista e panorami che ripagano sia le temperature sia le levatacce mattutine. E poi mi piace anche poter trasmettere, seppure nel mio piccolo, un minimo di cultura e passione per la montagna.
Tuo padre ti ha introdotta alla montagna fin da bambina. La frequentazione degli ambienti naturali ha rappresentato per molte persone un momento importante dell’età evolutiva: per quali motivi consiglieresti ai ragazzi di avvicinarsi alle attività outdoor in montagna?
A ragazzi e bambini consiglio la montagna perché è una scuola di vita, insegna a faticare per raggiungere gli obbiettivi, fa capire che lamentarsi non serve a nulla ma che ogni sforzo viene poi ripagato. E poi ancora ci insegna che se camminiamo assieme ci si diverte di più e si dividono le fatiche, che ci si può aspettare e aiutare, perché una volta sei stanco tu ma il giorno dopo posso essere stanco io.
Le guide alpine donne in Italia sono poche decine, e l’ambiente alpinistico si declina per la maggior parte al maschile. Tuttavia in questi anni si riscontra una crescita del numero di praticanti femminili, alle quali si legano anche importanti realizzazioni. Come giudichi questa situazione? Consiglieresti a un’altra donna appassionata di affrontare il lungo e impegnativo iter formativo?
Penso che come in tanti altri ambienti le cose stanno cambiando, e sì certamente lo consiglierei. Spero che il mio raccontare ed essere testimonianza della professione di guida alpina declinata al femminile dia coraggio e fiducia alle prossime.
Tra le tue valli, pareti e montagne del cuore ce n’è qualcuna in provincia di Brescia?
Senza ombra di dubbio la parete Nord dell’Adamello.
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