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Ettore Campana ha raggiunto la vetta del Kazbek: si è così concluso il progetto «Scalo Sogni»

La Redazione Web
Il bresciano era partito nello scorse settimane alla volta del Caucaso per sostenere i bambini del reparto di Oncoematologia Pediatrica degli Spedali Civili
  • Ettore Campana in vetta al Kazbek
    Ettore Campana in vetta al Kazbek
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    Ettore Campana in vetta al Kazbek
  • Ettore Campana in vetta al Kazbek
    Ettore Campana in vetta al Kazbek
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    Ettore Campana in vetta al Kazbek
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Ettore Campana ha concluso il suo progetto «Scalo Sogni» in Caucaso, regalando nuovi spazi di speranza da condividere e nuove avventure ai bambini del reparto di Oncoematologia Pediatrica degli Spedali Civili di Brescia.

Ancora una volta a dettare i tempi delle ultime sciate sono state le condizioni meteorologiche, che Ettore ha assecondato decidendo, dopo tanti dubbi e ripensamenti, di giocarsi le carte fino alla fine sperando in una finestra di bel tempo.

Partito dal villaggio di Kazbegi, a 1700 metri di quota, ha raggiunto l'Alti Hut, unico rifugio gestito della Georgia. Non c’è alcun cliente, ma nel confronto con il gestore ha ricavato importanti informazioni per individuare la traccia da seguire sul ghiacciaio.

L’ascesa è proseguita fino a Bethlemi Hut che, a 3650 metri, rappresenta il campo base per la scalata del Kazbek. Si tratta una vecchia base militare costruita da Stalin negli anni Trenta, in un contesto che offre un grande potenziale per richiamare appassionati di montagna, ma l’edificio è abbandonato in uno stato di degrado.

Ettore non si è scomposto, si è coricato con il cielo coperto e fitte nebbie, ma nel corso della notte una sorta di illuminazione l’ha portato a svegliarsi verso le 3 scoprendo le stelle brillare.

L’ascesa al Kazbek

«È il mio momento»: questo il suo pensiero, tramutato in azione un’ora più tardi dopo avere messo gli sci e le pelli per risalire il ghiacciaio privo di traccia.

Avanzando speditamente Campana ha raggiunto il plateau sommitale coperto da abbondante neve fresca che ha reso molto faticosa la progressione, dato che neanche gli sci sono riusciti a tenerlo a galla.

La giornata è stupenda, e nonostante la progressione lenta si è fatta spazio la convinzione di poter raggiungere la meta, lungo una traccia che l’ha portato all’interno dei confini della Russia.

Raggiunto il muro finale, che fino alla settimana prima si presentava come una lastra di ghiaccio vivo e ora è ricoperto da uno spesso strato di neve, Ettore si è portato sulla vetta del Kazbek a 5054 metri di quota, dalla quale ha potuto ammirare un panorama mozzafiato su un oceano di vette.

Le bandierine dei bambini ricoverati, i suoi campioni che l’hanno salutato alla partenza e accompagnato idealmente, hanno raggiunto la meta più ambita e hanno scalato con lui il sogno più grande!

Il tempo di qualche fotografia ed è già il momento di scendere per sottrarsi al vento che soffia forte.

Oltre le avversità

La sciata si è articolata sul versante nord della possente montagna, e ha riservato la sgradita sorpresa di un attacco che si è rotto. Facendo tesoro della capacità di risolvere situazioni complicate, che Ettore ha maturato nel suo viaggio caucasico e in quelli precedenti sulle Alpi e in Africa, anche questo inconveniente è stato gestito con spirito di adattamento, gestendo la sciata in modo complicato con uno scarpone sganciato.

Con la scalata del Kazbek si è concluso il progetto Scalo Sogni Caucaso, nei prossimi giorni è previsto il suo rientro a casa.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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