Ecco perché non dovete portarvi lo smartphone in vacanza
Con l’estate e le vacanze, da un paio d’anni riemerge la sfida detox, il tormentone di quelli che ci spiegano quanto sia di moda spegnere lo smartphone e disconnettersi. Il primo picco è stato raggiunto l’anno scorso, con villaggi vacanze a bassa connessione e località protette dall’invadenza wi-fi. La novità di quest’anno sono le vacanze gratuite offerte a chi lascerà a casa il cellulare.
La proposta giunge da sette Comuni dell’Alto Agordino, nel cuore delle Dolomiti. Capofila dell’iniziativa sono Rocca Pietore e Alleghe. L’appuntamento è dal 13 al 17 settembre: cinque giorni, tutto compreso. Come partecipare? Andando su Internet, ovviamente: (recharge.heartofthedolomites.org). Superato il sospetto d’una punta di contraddizione nel cercare sul web le vacanze senza web, la questione mantiene intatto il suo interesse, soprattutto perché negli ultimi tempi è forte la sensazione di sentirsi aggrediti su più fronti.
Da una parte vi è una marcia trionfale della tecnologia. Cina e Usa stanno montando una nuova guerra fredda su chi dominerà le reti della comunicazione globale. L’Europa è divisa tra chi ritiene inevitabile l’affidarsi a uno dei due colossi e chi invece vorrebbe cercare una via autonoma, con Ericsson la Ue potrebbe farcela da sola. Intanto Tim e Vodafone mettono un’ipoteca sulla rete 5G in Italia, creando una Tower Company per accaparrarsi le antenne e avviando la sperimentazione a Roma, Milano, Torino, Napoli e Firenze. Ancora una volta, società potenti e ricche cercano di monopolizzare il sistema nervoso che farà funzionare tutto.
Stando così le cose, mette quasi tenerezza la notizia che Agcom, l’agenzia italiana che controlla le comunicazione, apra un’inchiesta per scoprire se davvero Google e Facebook hanno una posizione dominante sul mercato pubblicitario. Cioè per sapere quel che già tutti sanno. L’altra forma di aggressione che stiamo subendo, infatti, è quella dei contenuti: insidiati nella nostra privacy, derubati dei nostri dati, sollecitati da continui richiami, incalzati da informazioni e commenti avvelenati.
A cominciare dai social, regno di balle e bulli. Su questo tema, il cardinal Gianfranco Ravasi ha coniato una rappresentazione di rara efficacia: la comunicazione malata che ci circonda, quella che per comodità etichettiamo come «fake news», ha un suo archetipo antico nel serpente tentatore della Genesi. Come fece il serpente che ingannò Adamo ed Eva, le notizie manipolate si diffondono e si accreditano ammantandosi dei colori della verità. Vogliono spiegare come davvero starebbero le cose, vogliono far credere che ognuno può decidere che cosa è bene e che cosa è male, quasi fino a sentirsi onnipotente, come un dio.
Non che il nostro mondo sia un Eden, ma di serpenti ne circolano anche troppi, tutti a fingere di volerci assegnare lo scettro del giudizio e della morale, in realtà tutti mirano a portarci dove vogliono loro. Per mille ragioni siamo irretiti dallo smartphone. Non riusciamo a farne a meno: è così comodo, è tanto utile... E finiamo per averlo sempre in mano, anche quando non è utile ed è scomodo. È il nostro legame con il mondo, il nostro palcoscenico. Non a caso ha suscitato un vivacissimo dibattito la scelta di Instagram di togliere i «like» sotto le foto degli «amici». Dallo smartphone vorremmo sapere tutto, anche che volto avremo tra qualche anno, consultando FaceApp, la nuova follia dell’estate, l’applicazione che invecchia (a piacimento) i ritratti postati.
Nomofobia: così si chiama la dipendenza dal cellulare, definizione derivata da no-mobile, il terrore di rimanere disconnessi. Tuttavia, ciascuno a modo nostro, restiamo prigionieri della suoneria che ci richiama, della pressione che ci insegue, del caos che disperatamente vorremmo tenere sotto controllo. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, in Occidente sono almeno 340 milioni le persone che soffrono di questo stress continuo. Come uscirne? Gli specialisti consigliano passeggiate all’aria aperta, preferibilmente nei boschi, ore di sonno tranquillo, silenzio... Ed ecco che appare quanto mai provvidenziale la proposta dei sette Comuni incastonati nelle Dolomiti: vacanze gratis a chi lascia a casa lo smartphone. Comunque, vacanze vere.
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