Dai monti della Valcamonica al Pakistan per istruire i portatori sherpa
Sempre più frequentemente e con numeri crescenti, molti escursionisti da tutta Europa e dal mondo raggiungono il Pakistan per scalare le sue montagne: il Nanga Parbat, a 8.126 metri, il K2, a 8.611 metri, e altri.
Per questo c’è bisogno di un sistema di soccorso qualificato e preparato, in grado di affrontare tutte le difficoltà di intervento in un ambiente ostile quale è l’alta montagna. Esattamente come avviene in Italia, in Lombardia in particolare, con il Cnsas (Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico).
Ma i portatori pakistani sono (e sono preparati) solamente per svolgere questo ruolo: aiutare a trasportare in quota i materiali. Per affrontare la situazione, il Governo pakistano a quello italiano hanno stretto un accordo triennale e una prima squadra di formatori è partita venerdì per avviare il progetto di formazione dei portatori di alta montagna.
Tra gli istruttori c’è anche un camuno: si tratta di Igor Gheza, volontario, tecnico e istruttore regionale della Quinta delegazione bresciana del Soccorso alpino, capostazione di Breno. Trentanove anni, di Borno, gestisce con un collega la AlpExperience, dove insegna le discipline della montagna ai più piccoli e accompagna in quota, dalle uscite più accessibili a quelle estremamente tecniche, gli escursionisti, che sia su ghiaccio, neve, roccia o nei boschi. Una figura che, per esperienza, capacità, conoscenze e preparazione, sia fisica sia mentale, è la più adatta per condividere le tecniche e i rudimenti del soccorso in montagna in Pakistan. Igor dovrà provare a trasferire ai portatori asiatici tecniche e procedure.
«Sono sempre di più le persone che scelgono il Pakistan per ascensioni, escursioni e discipline sportive della montagna – afferma il Cnsas -, di conseguenza il soccorso organizzato sta diventando un aspetto cruciale. La collaborazione contribuirà a far nascere e crescere in Pakistan una struttura che abbia le opportune conoscenze per garantire un servizio di soccorso in contesto montano». Igor Gheza e compagni, in questa prima fase, resteranno in terra asiatica per tre settimane. «Siamo orgogliosi di lui e grati per il lavoro che quotidianamente svolge nelle nostre comunità» è il commento del paese natale Borno.
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