Con ciaspole e sorrisi la carica dei 1.000 conquista la «Maniva di luna»
La luna si è intravista solo verso la fine, timida ma splendida, come a voler dare la buonanotte alle tante persone - un migliaio - che hanno partecipato alla «Maniva di luna bis». Nonostante il cielo velato anche il secondo appuntamento andato in scena sabato, e seguito al primo invernale del 3 febbraio, è stato un grande successo.
La manifestazione organizzata da Maniva Ski con i partner Audi Mandolini e Disi bibite si riconferma uno degli eventi di punta della stazione sciistica a cavallo tra la Valsabbia e la Valtrompia. La ciaspolata e camminata al chiaro di luna ha visto oltre 2.000 iscritti sabato 3 febbraio e circa mille il 9 marzo. Sdoppiare l’appuntamento è diventato un obbligo: serve infatti a gestire in sicurezza le molte persone che partecipano e lo stesso accade d’estate con la «Summer edition».
La differenza tra la versione estiva e quella invernale la fa la neve: un elemento tanto suggestivo alla vista quanto capace di rendere la camminata, complice anche l’utilizzo dei bastoncini e delle ciaspole, un vero e proprio allenamento che coinvolge tutto il corpo. Specie quando si tratta di affrontare le salite, la fatica si fa sentire ma è ampiamente ripagata sia dal suggestivo scenario sia dall’abbondanza del punto ristoro.
Fatica
La partenza dal piazzale davanti allo Chalet Maniva, dove la musica del dj set ha già pensato a caricare gli animi, è generalmente bella energica.
A mano a mano che il tracciato segnato dalle fiaccole accese digrada verso la discesa, però, si incappa nelle prime «vittime» di buffi capitomboli nella neve, questi ultimi quasi sempre accolti dal malcapitato con una risata e lo spirito giusto per rimettersi subito in piedi e proseguire. Onnipresenti e super attenti, lungo il percorso, i volontari della Protezione civile e si Valtrompia Soccorso.
È a loro, vigili sentinelle posizionate ai margini della neve battuta per l’occasione, che i più stanchi iniziano a domandare quanto manchi al punto ristoro. Per raggiungerlo c’è una modesta salita, quella in grado di dare il colpo di grazia ai meno allenati.
Ma quando si arriva su e si infilzano i bastoncini nella neve, la fatica si affievolisce e l’indecisione è tra rimanere a bocca aperta con il naso all’insù verso il cielo, dove nel frattempo sono sbucate le stelle, e fiondarsi verso il lauto banchetto dove i volontari dispensano vin brulè, cioccolata, biscotti e salatini. Da lì in poi è di nuovo salita: con gli stomaci pieni c’è la volata verso il punto di ritorno.
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