OutdoorStorie

Cai Brescia, 150 anni festeggiati in Bolivia tra vette e amicizia

Ruggero Bontempi
La spedizione ha appoggiato il progetto di sviluppo turistico per i giovani creato da padre Zavatarelli in Sudamerica
Selfie in vetta con la bandiera dei 150 anni del Cai Brescia - Foto © www.giornaledibrescia.it
Selfie in vetta con la bandiera dei 150 anni del Cai Brescia - Foto © www.giornaledibrescia.it
AA

Un successo per uomini e montagne. Per sancire un’amicizia e un traguardo. I membri della spedizione del Club Alpino Italiano di Brescia, organizzata per celebrare i 150 anni dalla fondazione raggiunti dalla sezione cittadina nel 2024, sono rientrati in questi giorni dalla Bolivia.

Il gruppo, accomunato dai valori condivisi del rispetto per l’ambiente, dell’amicizia e della solidarietà, ha riportato in Italia, assieme ai successi alpinistici, anche un prezioso carico di esperienze umane. «Dall’Italia al cuore delle Ande: il Cai di Brescia e padre Topio uniti per un alpinismo sostenibile» è il titolo scelto per riassumere le motivazioni dell’impegnativa trasferta in Sudamerica, guidata anche dalla volontà di condividere e di celebrare l’amore per la bellezza naturale e le diverse culture che proteggono le montagne.

L’incontro

Proprio lo scambio di valori tra diverse culture è stato uno degli esiti più belli dell’incontro tra i componenti del gruppo bresciano guidato dal capo spedizione Giovanni Peroni e le comunità locali, con le quali si sono sviluppati profondi legami. I fondamentali aiuti logistici sono stati ottenuti attraverso il supporto del missionario padre Topio (Antonio Zavatarelli) e dei ragazzi che a lui si riferiscono.

Il sacerdote è responsabile in loco dal 2010 della parrocchia Virgen de la Natividad de Peñas e qui ha fatto partire un progetto formativo di sviluppo turistico a favore dei giovani che risiedono sull’altipiano boliviano. La scuola è gratuita e fornisce un bagaglio di competenze trasversali per favorire la crescita umana e professionale dei giovani. La fruttuosa collaborazione è stata resa possibile dalla pregressa conoscenza e amicizia tra padre Topio e Daniele Rosa, uno degli istruttori del Cai Brescia che aveva già trascorso un lungo periodo tra le terre del Perù e della Bolivia. I volontari che collaborano con il sacerdote hanno supportato l’allestimento della base logistica e l’organizzazione dei campi base in alta quota, in zone remote a oltre 5.000 metri.

Gli alpinisti bresciani e boliviani insieme - Foto © www.giornaledibrescia.it
Gli alpinisti bresciani e boliviani insieme - Foto © www.giornaledibrescia.it

Le scalate

L’aspetto sportivo della spedizione ha riguardato l’esplorazione di una zona remota, poco conosciuta e priva di informazioni utili di dettaglio, nella quale si innalza il Kasiri III (5.630 metri). Sono state scalate le vette del Pico Austria (5.320 metri), Huyana Potosí (6.088 m), Wila Lluxita (5.244) e Chachacomani (6.074), mentre si è dovuto rinunciare ad altre salite a causa delle condizioni meteorologiche avverse.

Anche il necessario periodo da dedicare all’acclimatamento in alta quota non è stato facile. Le condizioni ambientali sono state causa di vari malesseri, incluso un caso di edema polmonare, ma il contributo fornito da ciascuno dei partecipanti ha consentito di risolvere i problemi.

L’esperienza alpinistica in senso stretto ha portato a confrontarsi tra le montagne boliviane con la presenza dei caratteristici «penitentes», affascinanti formazioni di ghiaccio e di neve a forma di stalagmite, alti e taglienti, che rendono complicata la ricerca del percorso ottimale e la progressione.

Solidarietà

La spedizione in Bolivia ha supportato concretamente le attività della scuola di padre Topio mediante la consegna di materiali necessari per lo svolgimento di scalate in alta quota. Gli alpinisti bresciani sono rientrati esprimendo gratitudine per «la forza dell’amicizia e il senso di comunità che sono diventati i pilastri della nostra collaborazione».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

Condividi l'articolo
Icona Newsletter

@I bresciani siamo noi

Brescia la forte, Brescia la ferrea: volti, persone e storie nella Leonessa d’Italia.